giovedì 23 febbraio 2017

LA SALUTE DISUGUALE

da http://www.salutepubblica.net/la-salute-disuguale/
“In questo libro descrivo semplicemente cosa si potrebbe fare se la comunità globale prendesse realmente in considerazione i determinanti sociali ed il loro impatto sulle diseguaglianze di salute.”
Sir Michael Marmot, Professor of Epidemiology and Public Health presso lo University College London, nato in Inghilterra e cresciuto in Australia, viene nominato nel 2015 Lown Visiting Professor ad Harvard e Presidente della World Medical Association. Ha guidato per oltre 35 anni gruppi di ricerca sulle disuguaglianze nella salute. Ha presieduto la Commission on Social Determinants of Health (2005-2008), istituita dalla World Medical Organization, e la European review of social determinants and the health divide. Le sue raccomandazioni sono state adottate dalla World Health Assembly e da numerosi Paesi. Il Governo britannico lo ha incaricato di condurre una revisione dei determinanti sociali e delle disuguaglianze di salute: la Marmot Review e le raccomandazioni in essa contenute vengono ora applicate dai tre quarti delle autorità locali in Inghilterra
Vincitore di numerosi premi, tra cui il Balzan Prize per l’epidemiologia e il William B. Graham Prize per la ricerca sui servizi sanitari, membro dell’Academy of Medical Sciences, membro onorario della British Academy e della facoltà di igiene pubblica del Royal College of Physicians, e per sei anni membro della Royal Commission on Enviroment Pollution, è stato insignito del titolo di Cavaliere dalla Regina Elisabetta II per il lavoro svolto nel campo dell’epidemiologia e nella comprensione delle disuguaglianze della salute.
E’ stato pubblicato in questi mesi in Italia il volume “La Salute Disuguale” che riassume i suoi studi, le sue convinzioni e le sue proposte.(1)
Marmot inizia la sua carriera medica come pneumologo in Australia e quando cominciò a chiedersi: “Perché curare le persone e riportarle alle condizioni che le hanno fatte ammalare?” gli consigliarono di togliersi dai piedi dedicandosi all’epidemiologia. Andò a perfezionarsi in California alla scuola del prof. Leonard Syme e poi a Londra dove Donald Reid gli offrì un lavoro promettente dicendogli che ”se avessi voluto una paga scarsa, opportunità limitate di ricerca in parti differenti (come per esempio le Hawaii), pochi fondi per la ricerca, una intensa attività intellettuale, Londra era il posto per me.”
Quando si parla di disuguaglianza il riflesso condizionato ti fa dire: va bene lo sappiamo, ma posto così il problema è come dire che non si può fare niente. Invece per Marmot evidenziare le diseguagliaze evitabili significa favorire un dibattito che portasse al cambiamento, non al fatalismo.
L’aspettativa di vita di un uomo di Calton (Glasgow) è di circa 54 anni, in India è di 62 anni. Egli ha maggior rischio di morire per droga, alcol, suicidi, altre cause esterne come incidenti e altre cause violente diverse dal suicidio.
Bisogna concentrarsi sui più ricchi per portare il livello più basso al loro livello. Non bisogna concentrarsi sui più poveri, si rischia di tagliare fuori quelli che stanno nel mezzo, bisogna applicare un “universalismo proporzionale”.
La povertà nei paesi poveri è la mancanza di denaro, in quelli ricchi è l’accesso ad una vita decorosa. La povertà prende forme diverse a seconda del contesto. In Europa significa poter ospitare gli amici dei figli, fare vacanze lontano da casa, comprare regali, possibilità di partecipare in modo dignitoso al contesto sociale (non certo la mancanza di acqua potabile e servizi igienici). Più piccola la taglia del vestito, più grande l’appartamento (detto popolare newyorkese)
Il denaro non è tutto: al di sopra di 10.000 $ di reddito annuo la relazione con l’aspettativa di vita è più debole.
Il benessere nelle prime fasi di sviluppo, istruzione, buone condizioni di lavoro, la coesione sociale sono i principali determinanti di salute.
Contrastare il disempowerment (deresponsabilizzazione) che è materiale (non nutri tuo figlio), psicosociale (controllare la propria vita), politico (far sentire la propria voce).
Si deve chiarire però di chi è la responsabilità della salute. Il libro confronta le dieci regole da seguire per una vita sana redatte dal Chief Medical Officer d’Inghilterra nel 1999 (Non fumare, segui un’alimentazione bilanciata….) fondate sui comportamenti individuali e le dieci regole di David Gordon che invitano a non essere poveri, non vivere in un’area deprivata….. La gente non è in grado di prendersi delle responsabilità se non può controllare quello che le accade. Si deve considerare che gli svantaggi sociali rendono alcuni meno capaci di fare delle scelte che favoriscono la salute.
Cosa guida la ricerca? “Anzichè essere l’analisi delle evidenze a determinare la volontà dei ricercatori ad agire per migliorare la salute pubblica… la volontà di agire a livello di sanità pubblica stava determinando la valutazione dell’evidenza.”
“Comincerei dallo sviluppo e dalla formazione precoce dei bambini. Rafforziamo la conoscenza e la responsabilità dei giovani, aiutiamoli a sviluppare quelle qualità che daranno loro il controllo sulla vita e un interesse sul futuro ed essi avranno più cose interessanti da fare che bighellonare agli angoli delle strade a fumare e a bere troppo.”
La povertà e la disuguaglianza rendono profondamente disarmati. In Russia dopo il 1990 vi sono stati quattro milioni di morti in più in coincidenza di un netto declino delle condizioni sociali ed economiche con una riduzione del reddito del 60%.
In Gran Bretagna si registra un aumento del consumo medio di alcol con il crescere della posizione socio economica soprattutto nelle donne. Ma l’ospedalizzazione e le morti da alcol aumentano con il diminuire della posizione nella gerarchia sociale. Ciò perché nelle classi sociali alte aumenta il consumo medio, mentre nelle classi inferiori la sbronza del venerdì sera è più dannosa per la salute. Aumentare il costo dell’alcool ( ma anche delle bevande zuccherate) è in grado di ridurre i consumi.
L’empowerment è cruciale per la buona salute. Secondo la definizione di A. Sen è la libertà di condurre una vita che valga la pena. Come può la società acquisire condizioni che rendano le persone capaci di prendere il controllo della propria vita. Non sono le differenze di assistenza sanitaria che danno conto delle grandi differenze delle condizioni di salute. La lista di David Gordon è fuori dal controllo della gente a cui dovrebbe maggiormente rivolgersi.
“Il mio approccio è quello del medico preoccupato della salute e delle disuguaglianze di salute che sono evitabili e cioè le iniquità di salute”. E’ necessario cercare quale sia l’approccio alla giustizia sociale che aiuti a fornire uno schema concettuale che legittimi il contrasto alle disuguaglianze di salute.
Gli approcci di Sandel: a) massimizzare il welfare: la salute al maggior numero di persone; B) empowerment materiale, psicosociale e politico. L’uguaglianza delle opportunità non basta a garantire l’uguaglianza nel reddito. Libertà di condurre la vita a cui si ha ragione di dare valore. C)Premiare la virù. Per la maggior parte delle persone povere il problema non è essere indegni, ma la buona retribuzione. In GB la maggior parte degli individui che vivono in povertà fa parte di nuclei familiari in cui almeno una persona risulta occupata.
“Gli effetti della povertà sulle funzioni cognitive sarebbero equivalenti a quelli di una notte insonne. Se siamo affamati riusciamo a concentrarci solo sul cibo escludendo qualsiasi altra riflessione. La salute fa la ricchezza o non piuttosto il contrario?”
Le proposte. Equità fin dall’inizio. Lo stato socioeconomico modifica lo sviluppo cognitivo. Ridurre la deprivazione, spezzare il legame tra povertà e scarso sviluppo infantile. Maggiore è la diseguaglianza di reddito e minore la mobilità sociale. In Danimarca i genitori ricchi hanno una probabilità solo un po’ più elevata di avere bambini ricchi rispetto ai genitori poveri. Lo sviluppo infantile ha una importanza enorme per la salute successiva e l’equità della salute, un buon sviluppo infantile è plasmato dall’ambiente in cui i bambini crescono e si sviluppano. E’ possibile che ci sia equità fin dall’inizio, ma è necessario che si manifesti a tutti i livelli, riducendo la differenza di reddito , di mobilità sociale ed i livelli di povertà, aumentando la qualità dei servizi e delle cure che i genitori e altre figure prestano ai figli.
Istruzione ed empowerment. Non bisogna iniziare tardi ma già in età prescolare. Non solo più bambini a scuola ma anche migliorare la qualità dell’istruzione.
Lavorare per vivere. La disoccupazione è particolarmente grave per la salute mentale (depressione e suicidio). Bisogna anche migliorare il rapporto fatica/ricompensa.
Agire a livello locale concentrandosi sul problema, lavorando con i giovani, favorendone l’accesso alle informazioni, prendendosene cura.
Bisogna prendersi cura della vecchiaia. L’istruzione può avere effetti duraturi. L’allenamento delle attività cognitive è legata a un minor declino. Bisogna curare la vecchiaia non solo favorendo la partecipazione alla vita sociale e rimuovendo gli ostacoli fisici e culturali, ma favorendo la partecipazione ad attività a favore dei giovani e dei ragazzi, utilizzando la conoscenza e la esperienza degli anziani.
Costruire comunità resilienti. Il libro riporta numerose esperienze soprattutto nordamericane di approccio alla lotta contro le gang criminali non di tipo repressivo. A Liverpool i vigili del fuoco impiegano il loro tempo a fare educazione antincendio e di prevenzione degli incidenti domestici. La criminalità è un problema di salute pubblica, fa più paura nei quarteiri poveri che nei quartieri ricchi.
Società giuste. Nei paesi nordici c’è una buona salute perché c’è una società meno disuguale. Le disuguaglianze di reddito danneggiano la salute ed il benessere
Organizzare la speranza significa promuovere nelle comunità locali la partecipazione per ridurre le disuguaglianze di salute. A Goteborg la commissione cittadina nasce da un incontro di mille partecipanti da cui scaturiscono lavori di gruppo che impegnano 400 persone. Anche i medici cambiano il loro modo di lavorare. A Bromley-by-Bow nell’East London nel centro medico si ospitano lezioni di lingua, di competenze occupazionali per aiutare presentarsi bene ad un colloquio di lavoro, centri per bambini, consulenza psicologica. Hanno compreso che non basta curare le persone senza cercare di sottrarle alle condizioni che le hanno fatte ammalare.
“La salute è politica, sì. Ho cercato tuttavia, di mantenermi fuori dalla politica di partito. Per quanto possibile voglio che l’evidenza parli per sè.”

(1) Michael Marmot, La salute disuguale: la sfida di un mondo ingiusto”, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma 2016

lunedì 4 gennaio 2016

NATALE AL FREDDO E AL GELO

Non è il Bambinello dei nostri presepi a stare al freddo ed al gelo quest'anno, ma una quarantina di giovani medio-orientali che alloggiano nel rudere del ferro-hotel della stazione, struttura abbandonata, senza porte e finestre, periodocamente sgombrato dalla polizia e regolarmente rioccupato.
Qualche domenica fa mi sono addentrato verso il luogo e sono stato sorpassato da un giovane che trasportava una tanica di acqua di 30 litri. Lì infatti non c'è né acqua corrente né elettricità né tantomeno bagni per cui i pavimenti sono sporchi di escrementi. Le cronache se ne occupano in occasione degli sgombri o quando gli abitanti dei palazzi vicini, infastiditi dalla miseria degli ospiti, allertano qualche cronista che ne dà notizia, non per mettere rimedio alla disumanità in cui viene abbandonata questa gente, ma per salvaguardare la sensibilità della vista dei vicini.
Eppure vi sono in città edifici abbandonati di proprietà pubblica e privata che almeno potrebbero offrire il vantaggio, rispetto al ferro-hotel, di avere porte, finestre e acqua corrente.

giovedì 24 luglio 2014

CAMICI A SUD: un dibattito interessante

Il 25 giugno 2014 si è svolta a Brindisi la presentazione del mio libro CAMICI A SUD. Alla presenza di molti amici e dell'autore della prefazione, GIANLUIGI TRIANNI, medico e manager della sanità toscana e pugliese,  si è svolto un ricco dibattito di cui si riporta la trascrizione quasi integrale. 
I PARTE

Dott. Gianluigi  Trianni:  “…..Per essere stato un po’ scortese con Maurizio. Dott. Maurizio Portaluri : No no no .
Dott. Trianni:  Ovviamente in primo luogo lo ringrazio, perché  mi ha dato l’opportunità, invitandomi a scrivere  la prefazione, di esprimere nero su bianco  alcune opinioni  alcune  condizioni che non avendo messo nero su bianco  prima, lo ringrazio molto perché è stata una opportunità per me, una scadenza    quella che mi ha posto,   poi lo ringrazio perché in  qualche modo lui in questo momento è una  voce libera  della posizione in ambito sanitario  è una opposizione, come tante in tanti ambiti ma, purtroppo qui la sanità, l’opposizione, la voce dell’opposizione è molto flebile .  Maurizio tra l’altro ha uno stile comunicativo molto diretto, riesce a raggiungere molte persone,  riesce a stare a un livello intermedio tra il sentire comune e le acquisizioni  della scienza medica da un lato  e della politica sanitaria diciamo più avanzata dall’altro. Quindi, intanto solo per  questo, le va grande merito . Dopo di che  venendo alla questione che mi aveva posto io,  questo per me è un  nervo scoperto  io sono,  venni in Puglia  attratto dalla vicenda  Vendola che aveva un grande significato nazionale e venni con lo spirito di lanciare una sfida, di dimostrare che il sud poteva fare meglio del nord. E debbo dire che essendo presuntuoso, come capita a tutti,  pensavo nel mio piccolo di averlo dimostrato. Durante la mia gestione  a Lecce successero delle cose che poi vi cito rapidamente  che portarono Lecce ad essere più avanzata in alcuni settori  dell’offerta sanitaria del nord.  Poi, dopo, ho letto il primo libro di Maurizio ho letto  il suo report    delle attività fatte come Direttore Generale alla Bat e mi sono accorto che anche lui, non   negli stessi   settori  miei  ma in altri settori  più vicini alla sua cultura e alla sua esperienza, aveva  fatto cose assolutamente avanzate, più avanzate che a  nord, e allora mi son detto in realtà se i professionisti  lavorano alla luce delle  più aggiornate evidenze scientifiche, ma con uno spirito di servizio costituzionale cioè lavora per  Ifler  il servizio pubblico  riescono ad ottenere risultati, quasi diciamo  personalmente ritengo, indipendentemente dalla regione per la quale essi operano.
Per risolvere alcuni mali generali che sono comuni della sanità italiana che affliggono la sanità da Bolzano ad Agrigento diciamo . Per citare fatti concreti , quando ero a Lecce,  essendo per una serie di motivi questa tematica vicina   alla mia esperienza ,   introdussi  l’analgesia del parto a titolo gratuito cioè inserito nel percorso assistenziale che era previsto  per il parto . Addirittura questo veniva finalizzato nei sistemi incentivati  per gli anestesisti  che erano molto contenti di questa cosa e si misurarono  professionalmente per adeguarsi a questa esigenza. Contestualmente in Emilia Romagna c’era invece un ticket di  700 euro per il parto indolore  quindi c’era una monetizzazione  della sofferenza  e   questo era promosso con l’assessore alla sanità  del PD dell’Emilia Romagna . Quando ci fu la vicenda delle Ru486  lì ci fu il terzo ospedale d’Italia ad adottare questa metodologia quando la Toscana aveva isolato per prima  , aveva inserito per prima e naturalmente in Lombardia, Piemonte  e Veneto non se ne parlava assolutamente.  In un altro ambito il rapporto tra i medici di base  e i servizi specialistici,  contando sullo spirito e sull’entusiasmo di alcuni medici di base di Lecce, si fece una sperimentazione  avanzata consistente nella possibilità  dei medici di prenotare gli esami specialistici  direttamente nel loro studio ,che, secondo me è il modello  assoluto. Personalmente ritengo che una prenotazione   in farmacia  o  alla coop  sia una roba di tipo commerciale  mentre l’unitarietà del percorso  assistenziale si ottiene sul piano pratico;  quando è il punto  in cui lavora il  medico di base  che è anche il punto di prenotazione delle visite specialistiche . D’altronde il medico ospedaliero quando lavora in ospedale,  prenota direttamente gli approfondimenti , le consulenze  specialistiche   in ospedale . Quindi un modo per realizzare una sorta  di continuità nei c.d. territori  è quella di mettere i medici di base nelle condizioni di fare questi percorsi . Ecco tante piccole cosette si riuscirono a fare;   certo in 15 mesi era impossibile fare di più che evidentemente    a nord non c’era mai in  sostanza  Ecco l’elemento sul quale volevo appunto richiamare l’attenzione. Allora,  tornavo rapidamente sul rapporto tra politica e sanità, abbiamo visto quali disastri  in termini di  evidenze di  corruzione si siano presentati praticamente anche al nord . Qui c’è il grande problema , il problema centrale è che i direttori generali vengono nominati  direttamente dai  Presidenti delle Regioni sulla base di accordi vari ma la loro progressione di carriera,  il loro ruolo, dipendente totalmente da questa nomina . E a   questo punto  essi  sono di fatto ,  come dire,   longa manus di  un sistema di eletti diciamo,i quali  fino ad oggi abbiamo visto  avere a cuore altre cose che non fossero la tutela rigorosa  della salute dei cittadini. Intanto, per essere franco, la mia sensazione è  che abbiano  a cuore il controllo del mercato   del lavoro per dirla  in termini un po anomici  e il controllo  del mercato degli appalti   e poi il controllo del rapporto  dentro quegli  appalti
 c ‘è   il rapporto con la sanità privata . Ogni riferimento alle vicende lombarde  di Formigoni alle vicende anche dell’Abruzzo   è pienamente  legittimo. Questo è uno dei nodi che va assolutamente tagliato. E’ evidente che una volta che noi abbiamo   tagliato   quel nodo, dobbiamo decidere quale è il  contropotere , quale è l’alternativa . E in questo ultimo    testo  Maurizio   cita ad un certo punto il ruolo del medico.  Infatti  nella citazione di  Cosmacini,  dici che   i medici sarebbero le figure culturalmente e  idealmente più idonee a gestire il servizio sanitario pubblico a favore del cittadino. Trai tuoi principi metti  il cittadino ,il malato  come centro attorno al quale si organizza  l’attività assistenziale . Ecco  io personalmente   parto da questa considerazione  e concordo abbastanza con   questa considerazione e  propongo però una cornice forte che è  la cornice costituzionale . Il  mio vecchio pallino l’art.  32 della  Costituzione. La costituzione è la legge fondamentale ,   io ritengo che in Italia sia  poco, come dire, a parte che è poco conosciuta ma ,poco usata come legge fondamentale . nel momento in cui c’è la crisi delle ideologie noi abbiamo  a portata di mano l’abbiamo come vincolo generale   la Costituzione e l’ideologia che c’è dentro. L’ideologia che c’è dentro la Costituzione è una ideologia progressista  è una ideologia che è punto di arrivo e di equilibrio tra  le correnti di pensiero populiste, socialiste e cattolica e anche liberale  e il punto di equilibrio che gli italiani si sono  dati dopo la seconda guerra mondiale per evitare che si tornasse a soffrire . Ed è la Carta fondamentale  e ,l’art. 32 stabilisce che  la salute è un diritto dei cittadini  non è un optional,  è un diritto  dei cittadini ed è un interesse della collettività. Alcuni ritengono che questa formulazione debba essere  ulteriormente aggiornata ma non c’è dubbio che questa sia la legge fondamentale che deve tenere unita l’Italia sia che si lavori ad ovest sia che si lavori a Brindisi . L’altro aspetto  che  non tutti ricordano  è la parte dei diritti  e dei doveri. La Costituzione  e l’art. 53 e 94 stabilisce dei  doveri . Tutti i cittadini devono   rispettare la Costituzione e soprattutto i dipendenti pubblici devono attuarla . Questo è il punto centrale chiunque entra nel Servizio Sanitario Nazionale  dovrebbe giurare sulla Costituzione, qualcuno dovrebbe  spiegargli quali sono i suoi doveri  che sono quelli di servire il servizio pubblico nel contesto dell’obbligo costituzionale  e allora dentro a questo ambito è ovvio che l’autonomia professionale cioè la capacità dei  corti, degli scienziati, dei professionisti  di operare secondo le tecniche più  avanzate per affrontare gli  iter assistenziali avrebbe una cornice che  metterebbe dei limiti che eviterebbe un utilizzo privatistico del bene pubblico  del servizio sanitario nazionale come purtroppo si registrava. Perché dobbiamo essere franchi  negli anni ‘60 ,’70 e ’80, quando l’autonomia professionale approdò a  sistemi  avvalorati di conduzione del le attività assistenziali , quando primari privi di controllo  gestivano secondo i loro interessi  il sistema pubblico. Forse tu ti ricordi che prima di un certo momento,  le degenze erano indefinite  perché si doveva come dire  assecondare l’esigenza  dei singoli primari delle loro  condizioni, delle loro appunto esigenze  private.  Ecco questo è uno dei punto che secondo me su cui  si deve andare a lavorare. Sì  diamo  più peso all’autonomia professionale   ma incardiniamola dentro al vincolo costituzionale  . Dopo di che Maurizio sempre con i suoi principi, fa riferimento alla valutazione dei risultati  è ovvio che questo   vale     a maggior ragione  quando si da spazio alle autonomie professionali . Non so, libertà di fare ciò che si vuole, ma  l’autonomia deve perseguire il bene comune che va ovviamente  misurato e qui c’è un altro  elemento di attualità di quanto scrivi nel tuo libro, adesso mi fermo  se no chissà quanto finisco”  .


II PARTE

Dott.  Trianni Io credo che Maurizio sia praticamente l’unico in Italia  che ha il coraggio di fare questa proposta  che è quella che la   remunerazione   dei medici dico anche delle altre figure correlabili debba dipendere esclusivamente  dal  datore di lavoro  con  il quale hanno il contratto. Io ho  molto titubato su questa posizione ma debbo dire che alla fine concordo    pienamente con lui
Dott.  Portaluri:  in passato non eri  d’accordo.
Dott. Trianni: Infatti non ero d’accordo perché il mio maestro diceva altre cose. Poi siccome le persone intelligenti, questo con un po di presunzione ,  lo devi riconoscere, si manifestano per la capacità di cambiare soprattutto a me interessa poi cercare le cose che funzionano,  non difendere aprioristicamente visioni mie. Credo appunto che questa posizione sia uno degli elementi  fondamentali per andare a costruire una nuova sanità; ovviamente il lavoro dei professionisti è un lavoro qualificante e quindi ha bisogno di una giusta remunerazione  ma non c’è nessun motivo che questa giusta remunerazione  venga come dire percepita ricorrendo anche alle prestazioni private non esiste praticamente nessuna industria che consenta ai propri quadri professionali, ai propri ricercatori di mettersi sul mercato in maniera autonoma. Voi avete visto  per caso la Ferrari che concede ai suoi ingegneri di vendere la loro competenza sul mercato? E’ una roba che non esiste;  quando uno entra in una azienda nella sanità  perché la sanità non può che essere una azienda e su questo dobbiamo essere abbastanza chiari, l’azienda è una organizzazione finalizzata alla  produzione di beni materiali   o no   quindi di fatto è così ,   e tra l’altro la stessa Costituzione dice che dobbiamo dare  un impegno esclusivo   quindi questo tema   di professione   credo che in questo momento siamo solo in due in Italia a dirlo , non molti di più, diventa un  elemento centrale di riforma e certamente il fatto che si proponga la medioclinica   come modello, come dire, dà gambe alla possibilità di aprire una discussione che avrà esiti lontani nel tempo ma che certamente  bisogna lanciare oggi. D’altronde peraltro non stiamo parlando di cose chimeriche,  perché se a voi capita di vedere dove vi siano punte avanzate nella ricerca sanitaria vedete che queste punte avanzate hanno avuto come conditio sine quan non  il fatto che chiunque  lavorasse in quei centri vi lavorasse   a tempo pieno cioè dedicarsi con tutte le sue energie per raggiungere quegli obiettivi.
Poi una volta raggiunti, qualcuno si è messo a vendere da solo i brevetti per esempio sulla diagnostica, sul vaccino per HIV per esempio è stato questo brutto esempio, ma fino al momento in cui si doveva mettere su la metodica  lì c’è stato un lavoro giorno e notte dedicato, quindi il modello di avere professionisti dedicati dentro l’azienda  è un modello non astruso ma un modello che trova conferme nelle punte più avanzati della sanità italiana. Ecco questo è un elemento che considero assolutamente importante. L’altra cosa che Maurizio cita e che dovremmo vedere in un contesto  di grande sviluppo delle scienze, di progressiva incapacità per un uomo solo  di lavorare autonomamente sui temi scientifici   quindi anche sui temi esistenziali e questo lavorare in team  oggi assolutamente indispensabile lavorare in team multidisciplinari  ma anche multiprofessionali  e io ritengo che le energie , le competenze, le aspirazioni del personale non  sanitario in sanità possono avere un ottimo punto di approdo nel momento in cui essi partecipano con le loro  compartecipano con le loro competenze non vicariabili a grandi progetti. A me è capitato nella parte finale della mia carriera di occuparmi di centro antifumo, di lotta al fumo, ed ho visto per esempio come in team fosse indispensabile la competenza di un amministrativo per tener dietro alle varie dimensioni            delle leggi che riguardano il fumo, fosse necessaria la presenza di un esperto di comunicazione per tener dietro alle necessità che impongono le  campagne di promozione, di disaffezione  tabagica. Era indispensabile la presenza dello psicologo era indispensabile la presenza dell’infermiere in una dimensione però che riconosce a ciascuno un ruolo e che vede nel medico il coordinatore del team nel quale ciascuno ha un ruolo indispensabile e poi il famoso gioco di squadre che ogni volta viene riproposto quando guardiamo le partite della nazionale  o quando andiamo a guardare
Bobo Aprile: Meglio non guardarle!
Dott.  Trianni: Va be’ insomma ci sono   delle squadre più forte di noi però, insomma , si sa voglio dire non scopriamo nulla di nuovo abbiamo  una qualche difficoltà  a pensare che anche in salita ci debba essere un rapporto osmotico con l’altra parte della società e nel caso specifico quando noi parliamo di medici  in realtà dobbiamo intendere i professionisti che lavorano in sanità. Questo è una integrazione che farei alla opportunissima tua proposizione del modello della medioclinic.
Dott. Portaluri: Be’ io passerei  a qualche domanda per rendere più  interessante la chiacchierata. Qualche intervento, qualcuno che vuole rompere  il ghiaccio. Un epidemiologo per esempio.
Michele  . Sicuramente con la Costituzione  è stato provocato .
Giudice Michele Di Schiena: allora lei ha fatto un riferimento alla cornice costituzionale. In rapporto a questo anche un po per mestiere, vorrei sottolineare il significato quando si dice l’art. 32 la salute è un diritto che cosa significa un diritto? Più o meno tutti pensiamo di sapere che cosa è un diritto  una cosa che mi spetta. Più approfonditamente diritto è un interesse considerato dall’ordinamento generale come esclusivamente proprio dell’individuo,  e come tale tutelato in maniera immediata e diretta;  mentre l’interesse generale è tutt’altra cosa. L’interesse generale lo deve curare la politica  in varie forme ecc. ci sono strutture, c’è l’interesse legittimo anche  del cittadino che viene tutelato come in un concorso in un concorso  si fa una irregolarità il concorrente che si ritiene danneggiato, fa ricorso ma viene tutelato nel suo interesse attraverso la tutela del regolare svolgimento dell’attività amministrativa  non in maniera  immediata e diretta come invece avviene nei diritti.  Ma c’è di più! E’ l’unico articolo della Costituzione . La Costituzione definisce i diritti  assistenziali ,  i diritti li qualifica in vario modo,  ma dice solo nell’art. 32  che è un  diritto fondamentale . Diritto fondamentale capiamo bene perché. Perché strettamente connesso al diritto alla vita. Ora, se c’è questa tutela da parte della Costituzione, quali devono essere le conseguenze. I cittadini ciascuno dei quali  ha questo interesse, la  collettività ha un interesse generale  ma i cittadini hanno questo diritto in quanto  l’interesse è tutelato in maniera immediata e diretta  cioè personalissima, ma quale dovrebbe essere il compito della politica? Quello di assumere una responsabilità in questo campo da qui viene la prevalenza del servizio pubblico  e  proprio per questo  perché gli utenti, i destinatari di questo servizio, a che si possa dire e pensare , i loro  diritti  sono tutelati ,possono essere curati solo sul piano generale dalla forte politica. Sì è vero ci sono i tribunali degli ammalati, associazioni ecc ma è una categoria debole quella degli ammalati. E’ debole, non si avrà mai   una forza sindacale  nel vero senso della parola, da qui la esigenza che sia la politica nel livello più alto ad assumere questa responsabilità. Ora vi dirò una cosa che può sembrare un a bestemmia . Anche il decentramento regionale per esempio del servizio sanitario io l’ho capito ma non lo comprendo a fondo. Di fronte a diritti di questo genere è lo Stato, la politica statale una parolaccia di questi tempi,  la politica statale che dovrebbe assumere questa responsabilità . Io credo che una grande battaglia  democratica dovrebbe essere fatta oggi contro il Paese sostenendo questo,  questa esigenza fondamentale perché le Regioni stesse tutelano in maniera diversa. Una cosa è il paesaggio altra cosa invece è la salute proprio per le ragioni che dicevano prima. Credo che mettersi a dire oggi, sostenere oggi  di questi tempi che lo Stato deve assumere, lo Stato non il pubblico solamente perché anche regionale è pubblico, lo Stato  , la corresponsabilità,    sia bestemmiare e bisognerebbe  avere il coraggio qualche volta di fare queste sacrosante  bestemmie .
Dott. Portaluri: Grazie

Dott. Trianni: io mi unisco all’applauso  e poi faccio qualche commento parto dall’ultima considerazione . Nell’attualità di questi giorni c’è una discussione sul titolo V  della Costituzione . Io personalmente non sono uno sostenitore  dell’attuale nuovo Ministro e neanche del suo Governo, però sul tema specifico con la proposta di modifica del titolo V  laddove si  propone una soppressione della legislazione concorrente credo, esprimo il mio sostengo a questa tesi e credo che vada nella direzione  che Lei ha proposto. Per fortuna siamo un pochino sopra , ormai tutti hanno capito che lasciare alle Regioni facoltà di legiferare in ambito sanitario ha rischiato di rendere difforme l’accessibilità dei vari cittadini ai servizi
Giudice Di Schiena: di legiferare e di gestire però  eh’!
Dott. Trianni:  a quel punto la gestione non può che essere decentrata ma ovviamente va incardinata dentro una normativa nazionale per cui punto di riferimento è la normativa nazionale e la legge suprema provo a dire deve essere la Costituzione perchè mi riallaccio alla Sua , da me apprezzatissima puntualizzazione. Perché noi viviamo da ormai da 10 anni questo è un male che collega il nord e il sud nella convinzione, come dire, profonda che è stata elargita dai  corifei del    liberismo a piene mani che le difficoltà economica nelle  quali versiamo sarebbero legate all’eccesso di spesa pubblica particolarmente della sanità  e dai a tagliare sulla sanità ma intanto è una politica falsa e poi una politica incostituzionale  quindi quando personalmente io dico che bisogna riandare   alla Costituzione   io dico che non solo i professionisti ma in primo luogo i politici  devono capire che il finanziamento efficiente , efficace per il Servizio Sanitario Nazionale  non si tocca non è materia di discussione. Su questo punto possiamo fare grandi dibattiti . Io sono convinto che il sistema pubblico italiano  in questo momento stia degradando, perché tutti siamo convinti che bisogna tagliare  che bisogna spendere meno e allora tu vedi i professionisti  che invece di pensare alla qualità delle prestazioni  pensano a  vedere se costa molto , se costa poco, i direttori generali  che vengono ricattati se non tagliano altrimenti  li fanno saltare,  io ho accettato quell’incarico ……ma insomma… e questo vale anche a cascata per i direttori di dipartimento …. Penso che Maurizio  è ancora attivo , immagino che anche nella sua Azienda   il tema principale sia il risparmio , gli agganci vengono tagliati e via di questo passo. Io sono contro questa impostazione,  ovviamente a nessuno è consentito di sprecare soldi pubblici ,  per cui il tema non è il taglio della spesa pubblica  ma è l’ottimizzazione dei soldi che  andiamo a investire. Questo è evidente. E quindi un altro elemento centrale della crisi di oggi è questo intervento dovremmo tutti ribellarci , dobbiamo tutti ribellarci all’idea che bisogna ridurre la spesa sanitaria peraltro quella italiana è inferiore  percentualmente sul PIL e anche in termini assoluti rispetto a quella dei principali paesi europei   e i nostri risultati di salute sono migliori. Quindi diciamo la nostra spesa è assolutamente compatibile, e non è certamente essa il fattore di crisi italiana  che io vedo invece, come dire, aggredita, depauperata,  dalla incoscienza, e dalla cupidigia, diciamo,  di chi gestisce i capitali finanziari , perché insomma abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni  il fallimento di imprenditoria privata nel sud Italia   e il fallimento e il deficit di Banca Intesa i problemi dell’Unicredit ,  insomma non si salva nulla e gli sprechi, non è la sanità li dove bisogna andare ad incidere. Dobbiamo essere consapevoli di questo se non diamo  questa svolta   se non tiriamo fuori dai professionisti e pazienti una forte opposizione alla politica di taglio della spesa sanitaria    andremo   avanti nel degrado. Perché è del tutto evidente che noi  possiamo migliorare  il nostro assetto sanitario  sul fronte della disponibilità degli investimenti. Ma quale è quella Azienda che, dico ma guardate la Fiat  quando vuole fare i modelli nuovi  va alle  banche chiede soldi e fa nuove linee  produttrici di conduzione. Solo in sanità si pretende che ci sia prima  il taglio e poi forse qualcosa di diverso.  Alla fine non si fa nulla di diverso perché i soldi non ci sono bisogna assolutamente  ribellarsi a questo se noi discutiamo senza questo aspetto qua noi discutiamo di nulla.
Il terzo elemento che vorrei introdurre e poi la smetto  è il ruolo delle associazioni private  che io, anche lì, diciamo ho sperimentato in maniera positiva per esempio a Lecce e non in altre parti laddove insieme ad alcune associazioni per esempio che promuovevano lo screening alla mammella abbiamo definitivo una serie di obiettivi  di correzione dei  percorsi assistenziali  che erano discussi direttamente con i direttori di radiologia, i direttori dei centri senologici  e le  utenti  e si discutevano con loro sia gli obiettivi che il raggiungimento degli stessi. Ecco un ruolo che secondo me è molto importante , faccio riferimento alla esperienza di cittadinanza attiva cioè  un ruolo di controllo  , di codefinizione degli obiettivi  e controllo sui risultati giocato anche dalle associazione dei pazienti  guaimai  che le associazioni di pazienti o dei loro procuratori  si  mettano a vicariare il servizio pubblico nella erogazione diretta di servizi siamo di fronte in questi casi normalmente alla crescita di un segmento di iniziativa privata che poi diventa difficilmente controllabile  e nel momento in cui controlla pacchetti di voti  è in grado di condizionare  anche i gestori , i politici. Questo è anche un altro elemento che dovremmo tenere in considerazione  perché un’altro modo per privatizzare  , andare in rotta di collisione con il principio sancito  dall’art. 32 della Costituzione.
Dott. Portaluri: Si però c’è una tesi che io sostengo e cioè  la distanza nord sud   che nonostante quello che tu hai giustamente, i modelli positivi che tu hai  citato, che hai realizzato  e anche la velocità con cui sono state fatte alcune cose  anche difficili, per esempio, la fusione di alcune ASL  che al nord hanno impiegato molto tempo e da noi  sono state fatte più rapidamente al di là  di tutto questo e delle  buone pratiche . In realtà questa differenza c’è o perlomeno permane una percezione molto radicata  nella popolazione di questa differenza al punto  che, per problemi importanti ma anche meno importanti, il fenomeno della migrazione sanitaria è ancora esistente. L’altro tema quello della corruzione che comporta spreco di risorse continua. Notizie dell’altro giorno le farmatruffe, arresti a S Severo di medici  e farmacisti, vicende giudiziarie che hanno riguardato anche i nostri appalti nella nostra ASL questi aspetti continuano, ci sono degli studi sulla corruzione in sanità con alcuni suggerimenti di tipo tecnico che non so quanto valgano, però c’è una raccomandazione da parte  di questi esperti e cioè la denuncia da parte del  cittadino delle  situazioni irregolari che può portare…del cittadino e più difficilmente del dipendente perché  che poi rischia documentatamente  l’emarginazione  ma  sono dei metodi  che sono suggeriti per arginare  questa questione dello spreco. Infine  vorrei, anche per sollecitare interventi, non dimenticare che siamo in un’area inquinata dove ci sono malattie da inquinamento, dove non c’è  un registro tumori,  dove le attività epidemiologiche sono quasi inesistenti,   ostacolate . Ci sono sindaci che si sono visti rifiutare dalle ASL  i dati di attività sanitaria per svolgere delle analisi c’è una situazione difficile in questo momento in Puglia dopo il caso Taranto . Sono tutte questioni che fanno parte , secondo me,  della nostra discussione sulla sanità . Cioè noi,  nel libro ma anche noi,  insomma  che riflettiamo  e non ci occupiamo solo dei massimi sistemi ma poi ecco vogliamo  anche che si tolga il velo da queste piccole apparentemente piccole  situazioni che vi si vivono ogni giorno e  che hanno bisogno di una risposta o  di un tentativo di protesta, di indignazione, quello che vogliamo.
Intervento di una signora: Io vorrei fare una domanda o stimolare una riflessione  sulla prevenzione.  Nel senso che il medico come  la struttura ospedaliera la sanità  servono   solo quando una persona si ammala o anche quando sta bene. Mi viene in mente, a proposito di questo l’abuso di farmaci   e poi è  un argomento che  in realtà ha introdotto Maurizio,  del quale mi sono stancata di parlare. Io vengo dal Salento che fa parte di quello che è stata definita la terra dei fuochi . E’ un  Salento in cui praticamente è tutto avvelenato, è avvelenata la terra,  è avvelenata l’acqua è avvelenata  l’aria quindi mi  chiedo una popolazione che ha l’acqua avvelenata non è una popolazione comunque destinata effettivamente ad  avere malattie  quindi  riguardo alla prevenzione la prevenzione può fare qualcosa in questo senso o i medici ci possono aiutare o in qualche modo possono interagire appunto con la politica  per attraverso un programma di prevenzione a capire quali sono i dati incalcolabili e irreversibili sulla popolazione?.
Emilio Gianicolo epidemiologo. Buona sera a tutti intanto complimenti per questo scambio per questo dialogo e il libro  veramente interessante. Mi collego all’intervento dell’amica per questi aspetti  di conoscenza che pure sono degli aspetti molto trattati nel tuo libro Maurizio quello della necessità di conoscere. Uno dei punti critici che esistenza in Puglia nel momento in cui si insediava Nichi Vendola alla guida della Regione, era l’osservazione epidemiologica molto criticata ai tempi di Fitto perché le unità di epidemiologia erano stata ridotte  al lumicino  ed in più l’attività di ricerca epidemiologica   era stata del tutto data in subappalto, si può dire,  in gestione all’Università di Bari e quindi  unico caso in Italia l’attività  epidemiologica non veniva gestita direttamente dall’Osservatorio e quindi non faceva riferimento all’assessorato. Questa situazione purtroppo nel tempo non è cambiata per niente e io credo che un investimento su questo settore avrebbe facilitato molto la politica sia sanitaria e sia ambientale della Regione Puglia sanitaria perché avrebbe consentito di indagare meglio quelli che sono i bisogni di salute della popolazione. Ed ambientale in quanto andrebbe consentito di effettuare quelle indagini epidemiologiche che pure poi sono state commissionate grazie all’intervento della Magistratura a Tarato indagini che era possibile fare in Puglia e a Taranto anche prima dell’intervento della Magistratura,  questa secondo me è un tema centrale lo è nel libro ma  è un tema centrale di tutto il  percorso politico  della  Regione Puglia degli ultimi 10 anni quello del tema della conoscenza dell’investimento della conoscenza c’è poi un passaggio successivo cosa si fa nel momento in cui si ha contezza  e conoscenza dei  fenomeni  la gente si aspetta ci aspettiamo che ci siano delle azioni conseguenti faccio un esempio qualche settimana fa Salute Pubblica ha scritto una lettera aperta al Direttore Generale della asl di Brindisi facendo riferimento a dei  dati di incidenza di tumori infantili a Taranto e a Brindisi.  A Taranto c’è un eccesso di  incidenza di tumori infantili  del 35% rispetto ad altre aree  del Paese, un eccesso che tecnicamente si  definisce statisticamente significativo. Questo dato è molto importante perché ovviamente c’è una componente ambientale e c’è una esposizione molto recente perché parliamo di bambini, un argomento spesso usato dia consulenti  della grande industria in ambito giudiziario è quello secondo il quale le malattie che osserviamo adesso sono dovute ad esposizioni di 30 - 40 anni fa questo è vero per esempio  per l’amianto, se però ad ammalarsi sono dei bambini è evidente che  questo argomento perde di sostanza.    A fronte di questo dato che è già significativo  a Taranto, a Brindisi abbiamo un eccesso dell’ 8% nel tempo probabilmente questo eccesso maturerà significatività, c’è tempo perché maturi questa significatività, c’è tempo per  osservare nuovi casi di tumore tra i bambini. Ora  il punto centrale una volta che si acquisisce  conoscenza sui fenomeni e quali sono le azioni conseguenti capaci di innescare un cambiamento quindi  quello che io chiederei agli  amici, a Maurizio e il dott. Trianni come avete vissuto dall’interno intanto quale era la vostra capacità di incidere sul potenziamento per esempio dell’attività  epidemiologica  nelle ASL  che avete diretto e poi secondo voi cosa è mancato perché questa conoscenza non si  trasformasse in azioni conseguenti in decisioni  politiche conseguenti .
Dott. Trianni: Io mi ricordo un incubo,   perché quando arrivai intervenni in area oncologica  una delle cose da fare era mettere in piedi un osservatorio soprattutto della mammella provai ad assumere del personale e venni costantemente bloccato dalla regione che poi ogni  incremento di organico  va validato dall’ Assessorato alla Sanità  e me lo ricordo come un incubo, un dispiacere enorme . Con la mia presunzione pensavo di riuscire in 2 e 2  quattro  ad assumere un po di epidemiologi  e a farli lavorare e, invece mi scontrai  con questa ottusità totale già allora  si conteneva la spesa di personale per contenere le spese per altro verso sempre nel settore oncologico, io su questo terreno lo dico perché purtroppo è una cosa oggettiva perché serve, ebbi invece un grosso successo  perché appena arrivato riuscì a nominare tre nuovi direttori in strutture strategiche in ambito oncologiche , un medico un radioterapista  e un
ematologo  e nell’arco uno due anni si riuscì a contrastare la migrazione sanitaria verso la Lombardia in questi ambiti dopo di che il concetto è abbastanza semplice da una parte  bisogna ovviamente avere gli uomini giusti             in sanità non c’è niente da fare bisogna assumere persone che sanno fare il medico, l’infermiere,  bisogna lavorare sul merito oggi non sempre è così  e poi bisogna investire non c’è niente da fare. Se non si consente alle strutture  pugliesi di investire in maniera mirata  con le professionalità adeguate sui vari  ambiti è inevitabile che i pazienti vadano  a nord quindi dico a Maurizio sì per 10 mila motivi si è registrato si continua a registrare un certo ritardo però poi il problema concretamente va a posto  sulle gambe di professionisti capaci e su una rivendicazione forte di fondi per fare investimenti che servano questo è bisogna fare battaglie politiche su questi punti non c’ è niente da fare. Io mi ricordo quante difficoltà ebbi a Lecce  per attivare, per rinnovare una RM , quale difficoltà ho avuto per la TAC PET  sempre posticipata come dire, alla dotazione di questa macchina a una struttura privata la quale  pretendeva l’esclusiva, pretendeva che il pubblico non avesse la macchina fin quando non fosse rientrata   e questo giochino va ancora avanti. Ora questa     delle entrate politiche che a prescindere dagli aspetti  giudiziari  sono politiche è una questione di carattere politico  non è pensabile che il Servizio Sanitario pubblico non  abbia le tecnologie più avanzate e che quindi i professionisti  non possono  misurarsi con le tecnologie più avanzate  è una questione politica poi il fatto che girino tangenti è una questione giudiziaria  ma c’è una questione politica prima non è che si può scoprire dopo  piratesticamente che ci sia qualche corrotto . Bisogna capire che la corruzione allinea  una dimensione politica inadeguata che normalmente  colpisce  un interesse pubblico e quando una politica  è contro un interesse pubblico va modificata  quindi se vogliamo e se si vuole invertire la rotta  io addirittura credo presuntuosamente che si possa invertire la rotta il problema è avere progetti avanzati e persone adeguate a sostenerli.
Dott. Portaluri: mentre si avvicina il dott. Latini che saluto e ringrazio per l’intervento volevo dire ad Emilio che nella BAT ci fu una conferenza dei servizi perché una industria voleva bruciare il  petcoke , il peggior combustibile e aveva avuto l’Ok della ASL cioè dell’ufficio del dipartimento di prevenzione senza nessuna valutazione di tipo sanitario. E’ un po quello che succede a Brindisi, è successo per  la  Formica ; c’è una impreparazione. L’altro aspetto verissimo   cioè i buoni professionisti sono attratti dalle strutture ben attrezzate. Se tu non attrezzi il servizio,  il buon  professionista non viene.   Io ricordo che molti cardiologi andarono via in una prima fase dalla BAT quando fu acquistato con fondi di bilancio un agiografo per fare interventistica ritornarono tutti nella cardiologia 
Dott. Giuseppe Latini: Buongiorno a tutti scusate non vedo più.   sono molti degli aspetti di cui  avete parlato che sono molto interessanti e mi hanno stimolato a dire alcune cose, alcune riflessioni la prima è che  il problema serio di questo  Paese è che è purtroppo  un Paese profondamente marcio . Se non riusciamo ad entrare in questa ottica e accettare questo problema che dovremmo cercare di cambiare, non possiamo cambiare  da soli questo è il primo aspetto del problema. Uno delle conseguenze di questo problema è che non c’è meritocrazia  quindi la scelta sia dei direttori generali della ASL  sia dei governatori delle Regioni  sia di tutti gli altri aspetti della questione della sanità purtroppo non si affida a criteri di meritocrazia ma si affida a tutt’altri criteri. La terza cosa come diceva prima il dott. Trianni che  i costi della sanità non sono molti alti. Questo è vero.  Però il  problema è un altro.  E comunque abbiamo degli sprechi assurdi, noi abbiamo in provincia di Brindisi ci sono 7 ospedali  cioè quando io stavo in America ho vissuto la mia esperienza negli Stati Uniti  quindi ho capito e conoscono molto bene quello che diceva Maurizio prima    che differenza c’è tra noi e loro  e lo era oltre 30 anni fa quando stavo io , e uno degli aspetti fondamentali la Florida   che è   una volta e mezzo l’Italia aveva all’epoca tre ospedali: uno a nord uno al centro e uno al sud però si faceva tutto. Si curava  ogni cosa poi aveva tanti punti di riferimento al gente andava veniva valutata e  trasferita all’ospedale di riferimento. Allora entravano lì soltanto persone che avevano assicurazione  sanitaria  e curavano anche quelli che stavano bene quindi due assurdi no? Però non è concepibile che nella provincia di Brindisi ci siano 7 ospedali.
Allora se noi vogliamo utilizzare bene le risorse , noi abbiamo reparti nel nostro ospedale  dove c’è una carenza di personale pazzesca , sono diversi anni che non viene rinnovato il personale  non vengono  seguiti  da  persone che vanno in pensione , quelli che vanno in malattia, questo non può andare avanti  così  e poi ci sono degli ospedali che stanno lì,  aperti, ufficialmente aperti  non si capisce bene a far che cosa  ma semplicemente così per politica di basso profilo . Anche questo è un aspetto fondamentale che va corretto . E io credo che la gente la gente comune noi dovremmo cominciare a ribellarci a queste cose.   L’Ospedale di Ostuni è stato  chiuso ufficialmente con fax arrivati  alla direzione generale almeno 3 -4 volte negli ultimi 3 – 4 anni e poi  riaperto 
mezz’ora dopo. Per quanto riguarda i costi noi sappiamo bene che se io privato cittadino vado a comprare una  qualsiasi apparecchiatura  e la pago 10 , se la va a comprare qualsiasi ospedale non dico in tutt’Italia  la paga 20 . Perché ? in parte c’è il problema che queste persone non vengono pagate subito  vengono pagate dopo 5-6 anni  e questo quindi è uno dei problemi. Ma non è soltanto quello. Non può essere soltanto quello. Allora anche lì . Parlavamo prima della corruzione. Il problema  è che le persone corrotte dovrebbero essere cacciate  in un  paese normale la persona corrotta dovrebbe essere cacciata noi abbiamo visto persone che erano state indagate e condannate 20 anni fa   con Tangentopoli hanno fatto la stessa cosa 20 anni dopo  con Expo a Milano . Allora delle due l’una: o  siamo una massa di fessi o  facciamo i fessi perché  così non si può andare avanti. Per quanto riguarda la situazione ambientale  questo è uno degli aspetti che io seguo da molti anni  è certamente c’è un problema enorme. Quando noi con Emilio facemmo una ricerca  con le malformazioni congenite fui  chiamato  dalla Presidenza dell’ARPA PUGLIA  il quale disse Giuseppe  che stai dicendo? Metti in allarme  le persone. Dissi guardate non sto dicendo fesserie io quello che ho detto è vero. I dati sono reali non me li sono inventati.  E non devi dirli1 Come non li devo dire. Ecco questa è l’Italia o cambiamo in qualche modo oppure dobbiamo rassegnarci al fatto che i questo Paese non ha nessun futuro il futuro non siamo noi ormai io sto in pensione quindi di conseguenza  ma quello dei nostri figli il futuro dei nostri figli è drammatico. Grazie
Dott. Trianni: io sono totalmente d’accordo con questo intervento però mi permetto di portare una  mia riflessione di questi mesi . Anche io sono pensionato e dovrei dire che i problemi sono degli altri. In realtà  dico che i problemi sono di tutti finchè siamo vivi tutti abbiamo dei diritti negati  in sanità. Non c’è dubbio  e tutti abbiamo interesse a sviluppare una opposizione politica  io chiamiamola radicale come è stata prospettata . Certamente convengo su questa dimensione. Rispetto al tema degli ospedali non c’è dubbio che  è un tema ormai  che va avanti da oltre un decennio . E per quanto riguarda la mia esperienza io arrivai dopo che c’ era stata una svolta rispetto al piano Fitto di chiusura  degli ospedali , vidi il piano di chiusura di Fitto degli ospedali mi sembrava  un piano di esclusività nel senso  che non è  pensabile  che si chiuda un ospedale punto e basta. La presenza di un ospedale di piccole dimensioni, è la presenza di una struttura inadeguata ai nuove esigenze assistenziali  e pone il problema di una nuova  modalità    pone un servizio da offrire un servizio adeguato ai nuovi livelli  assistenziali, quindi in sostanza  intendo dire nessun ospedale va chiuso vanno tutti ritrasformati e la chiusura di un ospedale sostanzialmente poi la  eliminazione delle presenze notturne  perché di fatto le presenze diurne devono essere mantenute . Se voi ci pensate la chiusura di un ospedale  significa semplicemente togliere i turni notturni  che sono turni nei quali normalmente  si fanno poche prestazioni l’ora e in questo senso  sono prestazioni molto costose e poco sicure  perché  è chiaro che al di sotto di un certo livello di casistica   nessun operatore sanitario ha la sicurezza la manualità per lavorare in maniera efficiente.
 Per altro verso è possibile nelle ore e nei sistemi di emergenza gestire le emergenze da centrali  di dimensioni provinciali  e addirittura interprovinciali  e invece occorre molto territorializzare   l’assistenza. Cosa significa? Che oggi con la   militarizzazione    degli interventi diagnostico terapeutici   è      assolutamente possibile con la telemedicina  è assolutamente possibile portare le attività diagnostiche  in molte attività terapeutiche  e il monitoraggio nei paesi di residenza e addirittura nei domicili di residenza è questa la nuova  sfida organizzativa di servizio che va gestita in alternativa alla presenza di ospedali che sono espressione  di una medicina ormai superata di una  medicina vetusta degli anni dello scorso millennio. Ci saranno stupendi professionisti ma verosimilmente  espressione della  medicina del 1970 – 80 quando  un chirurgo  generale poteva affrontare  tutti i campi mentre oggi un chirurgo  se è bravo a lavorare  sull’esofago,  deve poter lavorare sull’esofago deve fare una struttura per la patologie sull’esofago se è bravo  sulla colicisti fare una struttura per le  patologie della colicisti  perché la sofisticazione tecnico-scientifiche  è tale per cui solo a questi livelli  di specializzazione si riescono a dare risultati adeguati.  E quindi il chirurgo se c’è mi scuso con lui, che eventualmente lavori o studi è la risposta inadeguata  ai tempi e per questo che va come dire, sostituito , ma non va distrutto lo stipendio, non va distrutto il posto di lavoro. E attenti è un gravissimo  errore ridurre i posti di lavoro    e il numero degli stipendi nel pubblico . E’ un errore totale, si tratta di offrire potenzialità e lavori mobili  . Oggi quel tipo di chirurgo è inutile mentre  un invece un epidemiologo, faccio per dire, un   riabilitatore,   un infermiere capace anche di fare ecografie, un assistente sociale capace di, una figura infermieristica capace di seguire più pazienti  è assolutamente  utile ed è inseribile in un percorso assistenziale  che è direttamente collegato per esempio al caso vostro al Perrino  per cui diciamo che il paziente che sta più lontano dal Perrino sa   che in quel momento è seguito dal Perrino non è seguito da chi sa chi o da nessuno. E tutto questo costa, la chiusura di un ospedale non è certo un modo per risparmiare è semplicemente l’eliminazione di una cosa che non serve più.  
Dott. Portaluri: Prego. Tu sei una collega no? La dott.ssa Elia.
Dott. ssa Elia: Si
Bobo Aprile: Finalmente vedo un’altra dottoressa.
Dott.ssa Elia: si sì mi sono sentita chiamata in causa . Visto che stiamo parlando dei medici tranne il dott. Latini non so se qua .
Dott. Portaluri: c’è, c’è.
Dott.ssa Elia: C’è qualche altro medico. Adesso parliamo in termini reali in tempo reale. Quello che succede in realtà nei nostri ospedali. Io sono un medico, diciamo ho passato molti anni della mia vita per imparare delle cose . Sono pediatra, ho cercato di perfezionarmi  nell’ambito della neurologia pediatrica. Ho trovato tutte le resistenze possibili ed immaginabili . Diciamo che il sistema tende a riportarmi a fare il generico. L’altro giorno sono andata a parlare con il laboratorio di analisi  per chiedere se potevano esaminare il   liquor . Io sono in grado di esaminare il prelievo del liquor in un bambino  anche piccolo però non ho il laboratorio  di analisi in un ospedale . che non è il Perrino e il laboratorio di analisi mi ha detto no noi non siamo in grado di farlo nella gara di appalto la asl non ci ha fatto acquistare gli strumenti per esaminare la proteinolachia    non è possibile esaminare il liquor. A che serve un ospedale   in cui non si può fare questo . Allora dobbiamo mandare tutto al Perrino  troveremo le competenze le cose per fare tutto questo. Allora io mi chiedo, a che cosa serve, cioè di che cosa stiamo parlando? Cioè noi dobbiamo curare solamente gastrointeriti  che poi sono patologie che in un sistema normale  potrebbero essere tranquillamente curate al domicilio però  esiste tutto un sistema di come dire interessi sia da parte degli ospedalieri non dei medici però  non di quelli che sono  tra virgolette manovalanza perché quelli altro che guadagnarci in questo sistema ci hanno rimesso anni e anni della loro vita del loro lavoro delle loro famiglie,   ci hanno rimesso per cercare  un livello accettabile di curare la gente  secondo quello che ritengono secondo scienza e conoscenza. Ci sta però una fascia di persone per cui         hanno interesse affinchè le cose vadano in questa maniera . Gli ospedali hanno interesse a fare budget , a dimostrare di avere tanti ricoveri  anche se non sono come si dice corretti , appropriati,  i pediatri di basi hanno interesse a scaricarsi pazienti che sono un po antipatici  che durante i fine settimana intendono venerdì, sabato e domenica noi abbiamo un incremento dei ricoveri negli ospedale secondo me anche del 50%  perchè mancano i pediatri di base. Però non si riesce a risolvere una banalità così incredibile  come mantenere una guardia pediatrica durante i fine settimana.   Cioè noi sostituiamo i pediatri di base noi abbiamo una base  per sostituire i pediatri di basi per cui lo Stato paga due volte una cosa che è banale io curo le tonsilliti, le gastrointeriti, le bronchiti che poi , c’è tutto un’altro  riverbero: “no ma io  lo devo ricoverare perché altrimenti se va a casa e poi succede qualche cosa. Allora il pronto soccorso non si  assume la responsabilità e allora finiscono continuamente  in ospedale buttati per giornate intere  negli  ospedali  questi pazienti perché caso mai succede  qualche cosa quando va a casa. E questo è anche vero. Allora  ci sono tutte queste problematiche ,che poi paghiamo  tanti soldi per mantenere in piedi questi ospedali   pediatrie io parlo delle pediatrie perché  conosco le pediatrie ma per esempio non ci occupiamo di un altro problema che io ho affrontato  nella mia vita professionale che è la neurologia pediatrica per esempio esiste tutta una fascia di problematica infantile che sono disturbo di comportamento insufficienza mentale, gli handicap più o meno gravi  dove le famiglie sono sole in silenzio assoluto là  c’è il vuoto assistenziale incredibile, noi spendiamo un sacco di soldi  per curare le tonsilliti e poi  abbandoniamo quello che sta diventando una bomba a orologeria  che sono per esempio i disturbi del comportamento di alcuni adolescenti e di alcuni ragazzi che lasciati andare  che trattati e curati con strutture opportune  sarebbero adulti meno pesanti fra dieci anni insomma.  Io ho detto solo alcune delle cose che penso.
Dott. Portaluri: Grazie:
Dott. Trianni: diciamo a ciascuno il suo, cara collega, Certamente  qui abbiamo una classe politica che continua a tagliare fondi della sanità e questo è totalmente inaccettabile e poi però abbiamo anche dei professionisti che non riescono a svolgere un ruolo avanzato io provocatoriamente per tornare all’esempio di prima   posso dire che le pediatria non esiste più  non possiamo  ritenere che il livello massimo di specializzazione sia la pediatria , ormai esiste la neurologia pediatrica,  la gastroenterologia pediatrica,  l’immunologia e via dicendo.
Si però bisogna anche dirsi tra pediatri che se è così  e uno ha interesse a fare la professione a livelli avanzati , non continua a difendere le piccole pediatrie ma dice facciamo  una sola al Perrino e poi ci teniamo in contatto  telematico con le sedi accentrate  e facciamo una centrale di ascolto H24  mediatica e abbiamo il coraggio di far parlare le madri,  e abbiamo il coraggio di stare al telefono magari addestrando infermieri  e mettendo psicologi. Cioè cambiando modalità di servizio . Oggi il tempo di un medico non è la visita in sé  e in gran parte l’addestramento di protocolli di altro personale , e anche l’addestramento a distanza, di campagne  promozionali, è tutt’altro un livello di altra  consulenza tecnico-scientifica è  un altro modo di lavorare
Dott.ssa Elia: Basterebbe rinforzare il territorio
Dott. Trianni : Sì  bisogna  rinforzare il territorio ma bisogna portare un modello nuovo   in cui ci sia finalmente la tecnologia adeguata e in cui si capisca  che un tonsillite può essere gestita anche a 50 Km di distanza   se uno sa gestire l’angoscia della madre. Ma se uno vede solo le tonsille e la rottura di balle nel dover dare   lo specifico antibiotico ovviamente no. Bisogna capire che ormai gli atteggiamenti corporativi  dei medici  sono un ostacolo alla loro migliore espressione della professionalità.
Dott.ssa Elia: Non di tutti i medici
Dott. Trianni: non di tutti i medici ho capito però , mi consenta forse di una parte maggioritaria però. Perché se foste la maggioranza io guardate..
Bobo Aprile: da un po di tempo che non sentivo “mi consenta”.
Dot. Trianni: Va be ma non tutte le occasioni son sbagliate . per carità perché devo consegnare il verde alla Lega   e il consenta a Berlusconi . Per quale motivo?
Bobo Aprile: alla partita non si poteva gridare Forza Italia  .
Dott. Trianni: Va be insomma  lui ha interrotto scherzosamente ma io mi stavo appassionando troppo.  Però lo dico sempre ai colleghi non  sottovalutate
l’enorme potere professionale e non si capisce perché ci si inchina di fronte al potere professionale corporativo e non si possa provare a  costruire un potere professionale riformista e innovativo bisogna  le riforme bisogna farle tutti  e non solo gli eletti. Ok?
Dott. Portaluri: Bene. C’è un altro intervento   . La professoressa Stella .
Stella: io non sono un medico . Rappresento un paziente. Rappresento i pazienti . Purtroppo diciamo non so se purtroppo o per fortuna  la mia famiglia non ha mai avuto contatti  con medici. E adesso  invece c’è questo bisogno impellente. Allora secondo me la questione dei pazienti. I pazienti  non sanno assolutamente  niente se il personale medico ;  non è messo in condizioni di lavorare bene. Cioè noi non sappiamo , l’opinione pubblica non sa se un medico ha a disposizione tutte le attrezzature all’avanguardia per poter lavorare quindi io inviterei la classe medico tout court ad uscire da questa torre e fare queste comunicazioni  attraverso i social network bisogna comunicare alla popolazione il tale reparto necessita di questo macchinario secondo me il livello della comunicazione è molto scarso io personalmente non credo che i medici brindisini e pugliesi siano  professionalmente di livello inferiore rispetto a quelli del nord.  Io non lo voglio credere
Dott. Trianni: E perché a nord  in gran parte sono del sud i medici.
Stella :Appunto io credo  che le università italiane rilasciano le lauree a tutti , li rilasciano indistintamente quindi gli esami  li fanno tutti nello stesso modo quindi  non voglio pensare che ci sia una minore professionalità al sud, se i medici hanno difficoltà perché non hanno le attrezzature  devono fare a mio parere, degli annunci pubblici si possono anche organizzare delle sottoscrizioni come è stato fatto con la PET TAC. Io da semplice cittadino ho contribuito, Poi vorrei dire anche non so se è provocatoria questa. A Brindisi abbiamo tanti problemi sono determinati da questo polo industriali queste grandi centri che elargiscono contributi per attività culturali vorrebbero che noi ringraziassimo ogni giorno perché grazie ai contributi di queste industrie noi possiamo avere diciamo il divertimento. Invece le istituzioni bisognerebbe pretendere di avere dei finanziamenti per ammodernare i reparti  tutte le attrezzature sia dei reparti oncologici cioè di fronte ad un aumento percentuale di neoplasie nella nostra provincia ci dovrebbe essere degli investimenti molto più forte, secondo me, bisognerebbe insistere su questa cosa non so è compiti di chi pretendere  a titolo di risarcimento della popolazione che ci possano essere le migliori attrezzature, i migliori macchinari perché penso che il personale medico ce lo abbiamo e tutti devono essere in condizioni di lavorare meglio  però questo lo possono fare  i medici se parlano con la popolazione ,se scrivono articoli di giornale se comunico perché solamente 1- 2 persone la voce di pochi non sortisce alcun effetto . Deve diventare un gruppo di pressione . Cioè io mi aspetto che se lei mi dice    dottore mi serve questo macchinario ma io non lo posso comprare, tutta la popolazione  brindisina dovrebbe sapere che  l’Ospedale Perrino ha bisogno di questo macchinario che costa X  e secondo me bisognerebbe tutti quanti un po impegnarci per fare questo. Mi piacerebbe tanto rinunciare a qualche attività culturale  sponsorizzata dall’ENEL e avere  come corrispettivo invece anche per poter  fare delle adeguate campagne di prevenzione se ci sono finanziamenti in questo senso secondo me questo dovrebbe essere una richiesta.
Dott. Portaluri: Grazie.
Dott. Trianni: io mi permetto di … mi piace andare controcorrente. Io  ovviamente sono dalla parte della signora però sto cercando di far passare il messaggio. Il problema non è che le migliori attrezzature  devono essere date come risarcimento  o che bisogna fare delle collette per poter comprare delle strutture all’Ospedale Perrino. Il problema è che bisogna dire, a chi gestisce  la sanità in Puglia, che il Perrino ha bisogno  di tutte le attrezzature necessarie ad erogare  le cure che servono nel territorio della Provincia di Brindisi.
 E che la qualità manageriale della struttura dei dirigenti del Perrino non si misura sulla quantità dei posti di lavoro che riescono a tagliare ma sulla adeguatezza delle dotazioni organiche e strumentali che riescono ad ottenere; ovviamente che nessuno  gli impedisca di fare questo. Bisogna andare su una dimensione che è di  contestazione  politica  di taglio di investimenti in sanità in generale e poi nello specifico della asl di Brindisi qui bisogna che  si crei  un  nuovo movimento di opinione   e anche di azione politica.
Massimo Mariano. Buonasera mi chiamo Massimo Mariano  sono un medico del 118. Mi trovo io, mi trovo con tutto il servizio del 118 ci troviamo in una posizione scomoda, praticamente di avere il polso delle esigenze di sanità in tutto il territorio nel senso che noi veniamo a contatto con le situazioni più particolari per definizione ma anche più strane si fa dalle Appennini alle Ande nella nostra casistica e molta di questa casistica fa  riferimento ad una cattiva diffusione delle informazione sanitaria, ad una non conoscenza,  ignoranza di fondo e questo non deve essere il peccato della gente. Non deve essere di una persona anziana sola, abbandonata il fatto di non sapere come relazionarsi con la sanità a sua disposizione in pratica ci troviamo di giorno e di notte ad affrontare ad una marea di casi improprie, però solo dopo possiamo renderci conto della improprietà di queste chiamate.  Infatti io volevo andare un po a monte tra l’altro una problematica che stiamo affrontando in maniera approfondita è proprio quello della correlazione con i servizi di basi medico di base, guardia medica non stiamo capendo come si applica la funzione della guardia medica. Ci troviamo con persone che hanno bisogno di prescrizioni sanitarie fuori orario dalle 10.30  alle 15 non è disponibile la guardia medica c’è la pausa pranzo mi risulta così dopo le 10.30 solo  prescrizioni urgenti dopo le 22.30 sembra assurdo richiedere una visita domiciliare non ci si può rivolgere alla guardia medica solo per situazioni urgente. Per definizione la  situazione urgente viene automaticamente baipassata al 118 ci sono delle contraddizioni interne che bisognerebbe affrontare con i responsabili della  asl a prescindere dal continuo  ricorso delle postazioni come se fossimo dei punti territoriali che già ci sono  tipo Mesagne, Cisternino e altri non ricordo . Si rivolgono con fiducia, devo dire,   ci riconoscono molta professionalità  e non vuole essere un vanto,  ma è un eccesso di ricorso al nostro servizio  laddove i servizi primari dovrebbero assolutamente filtrare  un enormità di situazioni e sono completamente d’accordo con la dottoressa, con la  pediatra anche perché noi veniamo coinvolti tantissimo oppure non veniamo coinvolti. Questo è un altro problema venivamo coinvolti tantissimo per situazioni pediatriche che dovrebbe essere possibile affrontare diversamente non è possibile che ci sia completa assenza pediatrica ai fini settimana come pure non concepisco che un medico di base non sia quanto meno contattabile durante la giornata e possa capire che la guardia medica sopperisca nel resto della notte dalle 20 alle 8 però contattabile dovrebbero essere.
Dott. Trianni. Ormai è dal 2007 quanti sono? Sono molti forse addirittura da prima che si parla di casi della salute  oggi parlare di un medico di base significa fare la medicina dello scorso millennio la medicina oggi è un’altra cosa e allora  bisogna che anche i colleghi dopo  aver fatto denuncia  perché ovviamente queste denunce  sono toccanti  propongano modelli avanzati  dobbiamo ancora capire che  a livello di base   bisogna mettere un infermiere che  è capace ; che il medico di base deve essere sostenuto in telemedicina , ci sono i telefonini con i quali si riprendono i malati , si possono fare teleconferenze, teleconsulenze,  bisogna pensare a tutt’altra cosa, bisogna fare le case della salute, casa della salute   significa assistenza sociale, significa  servizi pediatrici, significa assistenza sociale, significa possibilità  di prenotazione significa che i medici devono lavorare insieme , i medici di base non isolati. Tutto questo bisogna fare.  Tra le cose avanzate che mi capitò  di fare a Lecce fu   la prima casa della salute. D’accordo con il Comune si riuscì a farla . Naturalmente                i fondi e la cosa cadde insomma. Però nel 2006 fare una casa della salute era una cosa che non esisteva a nord
Dott. Portaluri: ce n’era una in Toscana.
Dott. Trianni: no chiacchiere
Dott. Portaluri Ad Arezzo vicino ad Arezzo
Mariano: giusto per integrare  noi stiamo ancora attendendo  perché  questo era un programma che era stato esposto, palesato e forse si era cominciato a realizzarlo  ancora ricordo, date precise nel senso che nella memoria sono impresse in corrispondenza di una brutta  serie di alluvioni nel brindisino dicembre 2008 poco prima di Natale ricordo che è stato inaugurato il presunto polo della salute questo era il programma ricordo che venne il Presidente della regione con l’assessore Dino  Romano,  c’era il Direttore Generale della Asl tutte le autorità e quello doveva essere il primo di una lunga serie  proprio di questi  centri della salute che dovevano accorpare tutti i servizi principali territoriali quindi con medici di base in poliambulatorio per garantire  una  presenza H24 una contattabilità  H24,  era previsto l’RSA,  l’hospice, un laboratorio di anali, la guardia medica un 118 ; salvo poi avere delle soluzioni che avevano quanto di più approssimativo fosse possibile non entro nei dettagli  perché si cadrebbe nel  ridicolo , sembrava più che altro  una rappresentazione al solito, di tipo politico  che di tipo realmente assistenziale e per la vera qualità assistenziale. Ci terremo tantissimo alla qualità assistenziale anche al di fuori di quello previsto nel nostro protocollo. Io personalmente quando vado a consegnare tra virgolette un paziente in pronto soccorso  non mi limito  come si sarebbe prescritto a lasciare lì il paziente ed andarmene  ma nei limiti dei possibile cerco di correlarmi con il collega che dovrà accettare il paziente per descrivergli a parte quello che è descritto nella mia scheda paziente una situazione reale  che certe volte va  oltre quello che viene fuori  nella descrizione puramente sanitaria. Io ho a che fare con una persona, certe problematiche sociali  che sono certe volte alla base di richiesta di assistenza,  sono veramente assurde, incomprensibili, esagerate, certe volte esasperate insomma. Che si potrebbero tranquillamente ridurre con un livello assistenziale  di base veramente minimo.
 Concludo con questo non è possibile che il 118  debba risolvere un problema di irrintracciabilità  di un infermiere che possa eseguire una intramuscolare e tra l’altro noi ci esponiamo pure a rischio perché  se  io personalmente se eseguo una iniezione che si a per flebo  che sia intramuscolo o se somministro un farmaco  di nuova assunzione ecc. mi preoccupo anche  di aspettare che non ci sia un evento avverso insomma.  E questo non è francamente possibile, deve essere realizzabile diversamente, quindi mi auguro  e sono propenso a dare valore a questi centri  per la salute almeno uno in ogni paese ce ne dovrebbe essere
Dott. Portaluri: grazie. Io direi che  come è prevedibile per  l’esperienza di questi incontri la conoscenza  è reciproca tra i partecipanti ed i relatori, chiamiamoli così, Io prendo nota di molte suggestioni che sono emerse da questo dibattito . il libro è una occasione ma è anche un lavoro aperto dicevo all’inizio che  è un libro che nasce da delle lotte e continua con le lotte che su questi temi si fanno . Per cui io personalmente    mi impegno a fare tesoro  di tutte le indicazioni che sono emerse  e farne oggetto poi di iniziative politiche  o meglio sociali, più che altro,   di pressione  perché il tema di una sanità di livello , di una comunicazione tra i sanitari ,  di una loro disponibilità, di una nuova   accessibilità grazie alle tecnologie,  come la telemedicina possano diventare anche in questa  latitudine una conquista  e un diritto forse, visto che siamo partiti  dal diritto. Grazie a tutti  gli intervenuti e buone lotte .



  



    


sabato 14 giugno 2014

IL PANE E LA MORTE

"Il Pane e la Morte.  Lo scambio salute-lavoro nel polo industriale brindisino" di Renato Curcio, Sensibili alle foglie, 2014


Il polo industriale di Brindisi, nato all'inizio degli anni '60, è stato considerato per molto tempo la "madre nutrice" delle popolazioni del Salento e non solo. Nella città adriatica  accorsero maestranze anche da altre parti della Puglia e persino dalla Calabria. Attratta dal minore costo del lavoro grazie alle gabbie salariali, l'industria di Stato si installò al Sud. Successivamente gli operai ottennero l'equiparazione dei loro salari a quelli delle industrie del Nord. Presto, già alla fine della sua costruzione, si incominciò a fare esperienza della disoccupazione dopo aver occupato fino a 10.000 unità. La malattia e la morte  già sporadicamente segnalate negli anni '70, fecero irruzione tra gli operai con le denunce di Luigi Caretto negli anni '90 e con il procedimento giudiziario poi archiviato nel 2008.
La vicenda industriale brindisina è stata oggetto di studi prevalentemente di parte aziendale e di rapporti di ricercatori indipendenti o consulenti giudiziari  raramente approdati alla pubblicazione. A parte il lavoro scientifico commissionato dai sindacati chimici agli inizi degli anni '90 sui lavoratori del CVM e mai aggiornato nonostante lo stillicidio di malattie e di morti sia continuato.
La letteratura ed il teatro si sono già  occupati del petrolchimico di Brindisi, ma adesso è divenuto disponibili il risultato di un approccio conoscitivo differente, quello della socioanalisi narrativa, potremmo dire non un lavoro su Brindisi ma un lavoro "da" Brindisi. "Il Pane e la Morte. Lo scambio salute-lavoro nel polo industriale brindisino" è l'ultimo libro dell'editrice "Sensibili alle foglie" che ha per autore il suo fondatore, Renato Curcio. Ricercatore sociale da ormai 20 venti anni, Curcio riporta nel libro il risultato di un "cantiere socio-analitico" che a Brindisi si è svolto nel 2013 e che ha riunito "l’operaio del Petrolchimico colpito da un tumore, il medico oncologo, il lavoratore degli appalti, il familiare di una vittima, l’avvocato, il cittadino impegnato in comitati per la difesa dell’ambiente, l’epidemiologo, l’ambientalista", sensibilità, storie di vita e saperi che nel corso degli incontri  hanno avuto la possibilità di esprimersi, cooperare e confrontarsi. Ne è risultato uno spaccato della sofferenza patita dentro e fuori le fabbriche, i "dispositivi" di comando e di ricatto a cui si sottostà, quel che succede quando ci si ribella, le paure passate e presenti. Sullo sfondo una storia documentata delle produzioni, degli inquinamenti, delle omissioni e delle compiacenze istituzionali che fanno da cornice ai racconti crudi degli incidenti, dei ricatti, dei modi per esorcizzare la malattia.
Il libro dedica una prima parte alle modalità in cui si realizza lo scambio salute-lavoro, i meccanismi di isolamento e la discriminazione di chi non accetta il pericolo, la dissuasione dalla denuncia, la promessa di piccoli privilegi per chi non si fa tentare.
Curcio narra poi eventi che dimostrano come le nocività dalle fabbriche si spandono al di fuori di esse, nel territorio anche lontano dagli impianti soprattutto attraverso lo smaltimento  illegale dei rifiuti. Qualcuno comincia a prendere coscienza e nasce il "Movimento Vittime del Petrolchmico" che pone il problema alla città ed alle istituzioni ma prima di tutto rompe il silenzio e non accetta più i ricatti. La malattia conferisce la forza per prendere coscienza del danno subito e per denunciare e chiedere ristoro. Ma la malattia al Sud non è uguale a quella del Nord: per curarsi spesso si preferisce emigrare, un po' per vergogna un po' per necessità visto che le strutture sanitarie non sono sempre all'avanguardia e l'ingresso è difficile.
Emergono anche i problemi legati alla ricerca scientifica sulle malattie del territorio, alla chiusura delle istituzioni sanitarie nel fornire i dati e la loro analisi, al ruolo della scienza e degli scienziati in tribunale, la supplenza della magistratura, il ruolo delle istituzioni sanitarie e ambientali. Il tutto passando dalla narrazione al contesto generale. Infine la descrione dei dispositivi trasversali messi in atto per non fare emergere la realtà alla coscienza delle popolazioni: stendere una coltre di silenzio, fingere di non sapere, spostare l’attenzione e seminare incertezza.
Un libro che arriva a Brindisi mentre si celebra un processo per imbrattamento da polvere di carbone sulle colture e nelle case dei contadini, mentre le popolazioni più vicine all'area industriale hanno rotto il silenzio  denunciando le loro malattie ed i loro morti per i quali esigono una spiegazione, dopo che sono emersi effetti sanitari avversi da inquinanti industriali sulla cittadinanza  - come i ricoveri ospedalieri e le malformazioni neonatali - grazie al lavoro impervio di ricercatori pubblici indipendenti. Un libro che aiuterà si spera, con tutto il resto, a capire che il conflitto lavoro-salute non è una fatalità ma una scelta, imposta e subita, che può essere modificata.