Se un film piace dipende dall’educazione di ciascuno, dagli
interessi personali e da quello che ti frulla nella mente nei giorni in cui lo
vai a vedere. Non si offenda quindi nessuno se dico che In grazia di Dio mi è piaciuto molto. Una storia avvincente,
emozionante e questo è quello che più conta. Ma come l’altro film di Winspeare,
Il Miracolo (2003) mi ha
suscitato una sensazione di fastidio per una amara verità che prorompe anche da
quest’ultimo film: l’arretratezza del nostro pezzo di Sud. Sapientemente
tenutosi lontano dalla politica, In grazia di Dio rivela i ventenni ignoranti fannulloni e depravati,
la scuola ininfluente, l’assenza dei padri ed il maschilismo, la scorciatoria
delinquenziale, certo accanto a tante cose belle, la solidarietà, il sapersi
arrangiare, la forza delle donne eppoi “lu sole, lu mari e lu ientu”. Riprende la migrazione e non solo intellettuale, la
popolazione diminuisce ormai da oltre dieci anni, la Puglia ed il Salento sono
sempre più meta turistica per quel che resta di bellezze naturali e di
tradizioni commercializzate ma non per la modernità collettiva. Da Leuca a
Lecce si può telefonare con l’ultimo smartphone ma in treno non ci si può
arrivare in tempi decenti (si vede anche nel film). Continuano a trasferirsi
pensionati dal nord Italia e dal Nord Europa ignari che se la salute non li
accompagna i servizi alla persona non esistono. Se dico che Winspeare ci fa
fare una figura di merda non lo dico come una critica o una bocciatura ma con
un sentimento di ringraziamento perchè a sentir dire che tutto va bene e tutto
va meglio è un po’ come al lupo al lupo alla rovescia, non ci crede più
nessuno. Chi può legga Perchè il Sud è rimasto indietro? di Emanuele Felice, un
giovane abruzzese fuggito in Spagna ad insegnare storia dell’economia che fa a
pezzi il pensiero meridiano di Cassano e il revisionismo alla Pino Aprile e ci
aiuta a guardare in faccia la realtà, condizione necessaria per ogni rinascita.
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