sabato 14 maggio 2011

ANOMALIE CONGENITE A BRINDISI. UN ALTRO PRIMATO NEGATIVO. QUANDO IL REGISTRO DELLA MALFORMAZIONI?


“Le anomalie congenite e la loro prevenzione primaria, per mezzo del controllo dei fattori di rischio ambientale, rappresentano un importante tema di salute pubblica”. Così esordisce lo studio condotto da 11 ricercatori dell'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Lecce e di Pisa, del Reparto di Neonatologia del Perrino e della ASL di Brindisi (Gianicolo Emilio Antonio Luca, Bruni Antonella, Rosati Enrico, Sabina Saverio, Guarino Roberto, Pierini Anna, Padolecchia Gabriella, Leo Carlo, Vigotti MariaAngela, Andreassi MariaGrazia, Latini Giuseppe ) dal titolo “Anomalie congenite totali e cardiologiche a Brindisi. Un legame con l'inquinamento ambientale?” che è stato presentato in questi giorni in un congresso medico proprio nella nostra città.

Si tratta di uno studio assolutamente nuovo nel panorama degli studi epidemiologici condotti in questa area e purtroppo conferma un primato negativo già riscontrato con gli altri tipi di ricerche sulla diffusione delle malattie (mortalità, incidenza tumorale) finora disponibili.

Si sà, le malformazioni congenite sono una spia molto precoce e molto sensibile di sostanze nocive nell'ambiente e negli organismi animali. Per questo, opportunamente e meritoriamente, i ricercatori che si sono impegnati nello studio hanno voluto far luce sulla situazione a Brindisi. L'analisi ha riguardato le diagnosi di anomalie congenite in nati da madri residenti a Brindisi che abbiano partorito in qualunque ospedale italiano dal 2001 al 2009, nell'età da 0 a 28 giorni di vita. Il risultato è stato confrontato con i dati della rete di sorveglianza europea sulle anomalie congenite (EUROCAT).

I risultati hanno evidenziato 176 anomalie congenite su 7644 nati vivi con una prevalenza di 230 casi su 10.000 nati vivi, maggiore di 1,18 volte rispetto al dato del registro EUROCAT (cioè il 18% in più di anomalie totali). Per le anomalie cardiache l'eccesso rispetto al registro europeo è del 67%.

I ricercatori, nel discutere i risultati, sono ben consapevoli dei limiti del loro lavoro, tuttavia ritengono di aver dimostrato che le denunce di malformazioni congenite sono uno strumento affidabile per lo studio del fenomeno. Inoltre prendono in considerazione gli studi disponibili in tutto il mondo sull'argomento e le correlazioni dimostrate tra diversi inquinanti (molti presenti anche a Brindisi) e le malformazioni congenite. Infine suggeriscono misure di prevenzione primaria, “necessarie sia a livello indivisuale (consigliando alla donna prima che diventi incinta) ed a livello di popolazione (regolando le esposizioni domestiche, occupazionali e di comunità) per proteggere la donna che non sa ancora di essere incinta e condurre l'esposizione sotto il controllo degli individui”.

Non sarebbe il caso che le autorità sanitarie (Regione, ASL) istituissero un registro delle malformazioni congenite in modo da approfondire il fenomeno ed individuare precise cause su cui poter agire preventivamente?

domenica 8 maggio 2011

IL GIORNO CHE VERRA' Intervista


Quale è attualmente la situazione ambientale e sanitaria del nostro territorio?
L'area di Brindisi è definita sia ad alto rischio di crisi ambientale che sito di interesse nazionale per le bonifiche. Ciò significa che per il legislatore italiano, in ragione del tipo di industrie presenti, l'ambiente, cioè il suolo, l'aria e l'acqua, ha ricevuto sostanze che ne possono compromettere l'integrità. A seguito di queste definizioni sono stati effettuati dei controlli sul suolo e sulle falde sotterranee che hanno evidenziato un grave inquinamento da parte di sostanze chimiche tossiche ed alcune cancerogene il quale , a sua volta, mette a rischio la salute delle popolazioni.
Altra questione è la situazione sanitaria. Su Brindisi città e sull'area (che include altri tre comuni, Carovigno, S.Pietro e Torchiarolo) sono stati condotti diversi studi epidemiologici che hanno rilevato un aumento della mortalità generale, cioè per tutte le cause, negli uomini e fino al 1990 anche per le donne. In parole povere, ogni anno la città ha avuto in media 18 decessi in più di quanti sarebbe stato giusto attendersene se la mortalità fosse stata uguale a quella della restante regione. Gli esperti hanno interpretato questa maggiore mortalità a danno del sesso maschile come espressione di esposizioni nocive negli ambienti di lavoro. Lettura molto plausibile. Un altro studio rileva una mortalità per alcuni tipi di tumori che decresce man mano che ci si allontana dall'area industriale. Questo dato è interessante e meriterebbe di essere approfondito e aggiornato.
Che cosa è il registro tumori ionico-salentino? Quanto è efficace ed utile?
Un registro tumori è, come dice il nome uno strumento di registrazione, e come tale è utile sul lungo periodo. I tumori hanno la caratteristica di comparire a distanza di anni ed anche decenni dall'esposizione al cancerogeno. Il registro annota quindi un evento la cui causa si colloca indietro nel tempo e che potrebbe non essere più attiva nel momento di cui il tumore dalla stessa causato viene rilevato. Fatta questa premessa, il registro tumori registra i nuovi casi di tumore che ogni anno vengono diagnosticati, quindi l'incidenza, ed è più utile per quei tumori che hanno un maggior tasso di guarigione, per quelli che purtroppo non si riescono a guarire, la mortalità coincide con l'incidenza e lo sforzo della registrazione non viene premiato in termini informativi. Con un'osservazione di decenni si potrebbero trarre delle considerazioni di politica ambientale. Con ciò voglio dire che è necessario avviarlo, ma la sua utilità si apprezzerà tra molti anni. Il registro può dare informazioni utili subito come la sopravvivenza degli ammalati dei tumori. Al contrario sarebbe uno strumento utile per valutare l'efficacia delle cure. A Lecce, nelle prime due edizioni del registro tumori di quella provincia questo dato è stato riportato.
Esistono dei dati, degli studi che attestino la gravità della situazione territoriale rispetto alla media nazionale di patologie tumorali?
L'impatto delle mutate condizioni ambientali sulla salute dei brindisini è stato studiato in particolare da alcuni ricercatori di istituti del CNR di Lecce che hanno evidenziato due fenomeni interessanti. Un primo riguarda i ricoveri ed i decessi per cause cardiorespiratorie che aumentano quando alcuni inquinanti, come le polveri sottili, SO2 e Nox, si innalzano di 10 ng. L'altro riguarda i venti e cioè quando i venti spirano dai settori sud orientali, le centraline registrano un aumentano degli inquinanti e quindi dei fenomeni sanitari che dicevo poc'anzi, i ricoveri ed i decessi per cause cardiorespiratorie. Sono gli anziani a patire maggiormente di questi fenomeni. Quando siamo sotto vento all'area industriale il fenomeno è più evidente.
Un malato di tumore è adeguatamente assistito in questo territorio?
Per rispondere a questa domanda bisognerebbe confrontare la sopravvivenza per ogni tipo di tumore qui e in altre parti del paese. Un'informazione che il registro tumori potrebbe fornire da subito. I dati per macro aree, nord centro sud, ci dicono che la mortalità e l'incidenza per tumore erano più basse al sud nei decenni passati. Ma mentre al nord ed al centro entrambe tendono a calare, al sud la tendenza è alla crescita per cui stiamo per fare un sorpasso, questa volta negativo. Anche l'ultima relazione sullo stato di salute della popolazione della ASL di Brindisi dello scorso anno riporta che dal 2000 al 2008 la mortalità per tumore nella provincia è stata in crescita. Se questo fenomeno dipenda dalla qualità delle cure , è difficile affermarlo con certezza, è però possibile dire che alcuni ritrovati terapeutici ed alcune attività di screening sono mancati per decenni e solo da poco sono disponibili. E ancora non tutti.
Quanto è difficile oggi svolgere la sua professione qui?
Molto. La medicina si aggiorna velocemente. Non tutto il nuovo è utile ed efficace, ma l'aggiornamento tecnologico dovrebbe essere un'attività naturale nel servizio sanitario. Invece avviene per scossoni e senza programmazione. Oggi passa un'occasione di finanziamento, devi saperlo ed essere capace di non perderla. Se la perdi, se ne può riparlare anche dopo dieci anni.
È difficile perché il cosiddetto supporto o la burocrazia, come vogliamo chiamarla, è lenta nel cogliere le necessità dell'assistenza sanitaria e così i tempi di risposta all'utenza si allungano.
Poi c'è una tradizionale diffidenza dei nostri concittadini verso i loro medici. In parte fondata, in parte frutto anche di una classe medica che è spesso impegnata in altre attività soprattutto in politica e questo non rassicura gli ammalati. C'è anche un'organizzazione settoriale dell'assistenza per cui soprattutto al sud è il malato che deve cercarsi gli specialisti che invece dovrebbero stargli intorno evitandogli percorsi accidentati. In questo gioca molto sia una mentalità medica individualista che una carenza di cultura organizzativa.
Esiste un legame accertato tra l’inquinamento industriale e lo sviluppo di patologie gravi per la salute?
Se la letteratura scientifica sull'argomento si potesse pesare, direi che ci sono tonnellate di studi che dimostrano la relazione tra inquinamento, non solo industriale, e varie malattie e non solo tumorali. L'inquinamento atmosferico colpisce il cuore ed i polmoni anche in tempi brevi dall'esposizione; intorno alle discariche si registrano malformazioni neonatali; alcuni inquinanti nell'acqua potabile sono stati messi in relazione con i tumori della tiroide; i pesticidi con malattie tumorali e malattie del sistema nervoso e l'elenco potrebbe continuare.
Il fenomeno interessa esclusivamente gli abitanti di questa provincia o può essere esteso anche alla vicina provincia di Lecce?
La provincia di Lecce soffre per altri tipi di inquinamento. I tassi di incidenza tumorali del registro tumori di Lecce nel 2003 e 2004 sono più bassi, sia per gli uomini che per le donne, di quelli della città di Brindisi come rilevati dal breve periodo del registro tumori jonico salentino (1999-2001). L'inquinamento atmosferico non rispetta i confini amministrativi e sostanze emesse dalle industrie brindisine finiscono, sia pure diluite ed a seconda delle condizoni metereologiche, anche nel leccese.
Si può parlare di “emergenza ambientale” in riferimento a questo territorio? Se dovesse spiegare tutto questo ad un bambino che cosa gli direbbe?
Uno studio recentissimo dei soliti attivissimi ricercatori del CNR ci dice che le emissioni dal 1992 ad oggi sono molto diminuite. Alcune fonti importanti nel passato sono oggi ferme, temporaneamente o definitivamente. Probabilmente l'emergenza c'era quando si era meno consapevoli. L'inquinamento del suolo e delle falde è un retaggio del passato che continua a minacciarci. Mentre del destino di molte sostanze emesse dalla ingentissima combustione di carbone non sappiamo ancora nulla. Penso, ad esempio, ai metalli pesanti ed alla radioattività. È ormai tempo di procedere in due direzioni precise. Una è già stata intrapresa ma va consolidata: quella del potenziamento delle attività di controllo dell'ARPA. L'altra è lo studio epidemiologico non più su tutta la popolazione della città ma su quelle porzioni di popolazione che sono più vicine alle fonti di rischio e sui lavoratori.
Di che cosa si muore in questa terra?
Se stiamo ai dati che sono finora disponibili direi che si muore come si moriva nel più industrializzato nord e cioè di tumori e di malattie cardiovascolari. E si continua a morire di lavoro. Non mi riferisco alle morti accidentali, ma agli effetti che i cancerogeni industriali continuano a produrre in lavoratori anche a distanza di molti anni dall'uscita dal ciclo produttivo. Questo è un altro capitolo doloroso di questa città. Ancor più doloroso perché si è deciso da parte di molti, forse anche degli stessi interessati, almeno la gran parte, di non andare a fondo. Gli studi condotti sui morti del petrolchimico sono viziati da gravi errori metodologici e le autorità politiche e sanitarie, pur messe sull'avviso, non hanno inteso correggerli. Con danno per la verità e per i tanti, malati o superstiti, che cercano ancora un qualche ristoro.
Una donna, che paura deve avere nel mettere al mondo un figlio?
La fase della gestazione è sicuramente delicatissima. In questa fase della vita così sensibile a tutti i tossici ambientali le precauzioni non sono mai troppe. Noi sappiamo che in Puglia la mortalità infantile è ancora più alta che nel resto d'Italia e questo dipende da diversi fattori, non solo dall'inquinamento. Mancano studi sulle malformazioni neonatali fatti in loco. Ma non tarderanno, immagino. Ma anche qui, come per il registro tumori, gli studi fotografano situazioni di rischio che forse conosciamo già. Che bisogno c'è di attendere gli studi per non esporre le persone?
Cosa rappresenta per lei il movimento “No al Carbone”?
Un movimento prevalentemente giovanile che ha spostato l'attenzione della opinione pubblica sui rischi per l'ambiente e per la salute derivanti da una così grande ed infrequente concentrazione di combustione di carbone. Oltre a far comprendere la portata del problema ai comuni cittadini, ha fatto emergere le difficoltà delle istituzioni rispetto alle multinazionali energetiche. La partita è grossa e le squadre in campo sono impari, diciamo capolista e fanalino di coda. Poi se qualcuno rema contro o l'arbitro non è imparziale, il risultato è quasi scontato. Ma la palla è rotonda....
Dal punto di vista della salute pubblica e del rispetto ambientale, si sente tutelato in questo territorio? A tale proposito, come immagina suo figlio in futuro?
La salute pubblica e la salubrità ambientale non sono un pallino di qualche anima sensibile ma sono il risultato dei rapporti economici. Se io per ingrandire la mia attività incominciassi a fare il prepotente con i miei vicini, finirei per realizzare una piccola guerra con tutte le sue conseguenze. Non credo che un territorio possa vivere solo di produzione energetica o solo di produzione chimica o solo di turismo o solo di agricoltura. La salute pubblica e la situazione ambientale di cui abbiamo discusso risentono delle scelte che prediligono i mega insediamenti, logica che continua anche con le energie rinnovabili. Oligopoli si aggiungono o si sostituiscono ad oligopoli. E i risultati di salute sono gli stessi. Non parlo quindi da economista ma da tecnico della salute.
Mi piacerebbe vedere un mio figlio in un ambiente in cui le soluzioni si ricercano con metodo scientifico. Non basta avere una università o due ed un parco tecnologico se non li si coinvolge nelle decisioni che ci riguardano. Anche i centri della conoscenza vivono nella separatezza, come l'industria e le istituzioni. Con l'aggravante che molti dei nostri figli qui non ci sono più e difficilmente torneranno, se non come succede sempre più spesso, per raccontare quello che fanno efficacemente altrove.