lunedì 31 marzo 2014

"In grazia di Dio" : l'amara verità sul Salento

     
Se un film piace dipende dall’educazione di ciascuno, dagli interessi personali e da quello che ti frulla nella mente nei giorni in cui lo vai a vedere. Non si offenda quindi nessuno se dico che In grazia di Dio mi è piaciuto molto. Una storia avvincente, emozionante e questo è quello che più conta. Ma come l’altro film di Winspeare, Il Miracolo (2003) mi ha suscitato una sensazione di fastidio per una amara verità che prorompe anche da quest’ultimo film: l’arretratezza del nostro pezzo di Sud. Sapientemente tenutosi lontano dalla politica, In grazia di Dio rivela i ventenni ignoranti fannulloni e depravati, la scuola ininfluente, l’assenza dei padri ed il maschilismo, la scorciatoria delinquenziale, certo accanto a tante cose belle, la solidarietà, il sapersi arrangiare, la forza delle donne eppoi “lu sole, lu mari e lu ientu”. Riprende la migrazione e non solo intellettuale, la popolazione diminuisce ormai da oltre dieci anni, la Puglia ed il Salento sono sempre più meta turistica per quel che resta di bellezze naturali e di tradizioni commercializzate ma non per la modernità collettiva. Da Leuca a Lecce si può telefonare con l’ultimo smartphone ma in treno non ci si può arrivare in tempi decenti (si vede anche nel film). Continuano a trasferirsi pensionati dal nord Italia e dal Nord Europa ignari che se la salute non li accompagna i servizi alla persona non esistono. Se dico che Winspeare ci fa fare una figura di merda non lo dico come una critica o una bocciatura ma con un sentimento di ringraziamento perchè a sentir dire che tutto va bene e tutto va meglio è un po’ come al lupo al lupo alla rovescia, non ci crede più nessuno. Chi può legga Perchè il Sud è rimasto indietro? di Emanuele Felice, un giovane abruzzese fuggito in Spagna ad insegnare storia dell’economia che fa a pezzi il pensiero meridiano di Cassano e il revisionismo alla Pino Aprile e ci aiuta a guardare in faccia la realtà, condizione necessaria per ogni rinascita.