domenica 17 marzo 2013

SANITA':SEMPRE DUE ITALIE!

L’VIII Rapporto-Sanità CEIS pubblicato nel 2012 si intitola “Opzioni di Welfare ed integrazione delle politiche”. Il rapporto “incrocia” alcuni indicatori socio-economici con indicatori di performance dei servizi sanitari. Gli indicatori socio-economici sono tre: il capitale umano, il capitale sociale e la deprivazione. Con capitale umano ”si vuole rappresentare le risorse ‘non finanziarie’ a disposizione degli individui. Le componenti principali che determinano il capitale umano sono oggi individuate nell’istruzione e nell’informazione.” Gli indicatori assunti sono: persone di 3 anni e più che usano il personal computer; persone di 6 anni e più che usano Internet; dottorato, laurea e diploma universitario; diploma di scuola secondaria superiore; persone di 6 anni e più che leggono quotidiani almeno una volta alla settimana; persone di 6 anni e più che hanno letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi. Le regioni italiane con gli indici peggiori in ordine crescente , cioè dalla peggiore in su, per il capitale umano sono: Campania, Puglia, Sicilia, Abruzzo, Calabria, lazio, Molise, marche, Sardegna, Umbria. Le altre hanno valori positivi. Per capitale sociale è un’ “espressione .... usata da studiosi della società, della politica e dell’economia per designare in modo sintetico una varietà di fenomeni che influenzano sia la qualità del nostro vivere associato, sia il benessere degli individui, sia l’efficienza del mercato. Non è possibile individuare una definizione univocamente accettata di capitale sociale. Nei diversi ambiti in cui il concetto ha trovato applicazione esso ha assunto accezioni diverse che presentano, però, un elemento comune: il capitale sociale è una risorsa fondata sull’esistenza non di risorse strettamente personali, quanto di un qualche tipo di relazioni e/o di norme sociali.” Gli indicatori valutati sono: persone di 14 anni e più che negli ultimi 12 mesi hanno svolto una riunione in associazioni culturali, eccetera almeno una volta l’anno; persone di 14 anni e più che parlano di politica tutti i giorni; persone di 14 anni e più che negli ultimi 12 mesi hanno svolto un’attività gratuita per associazioni volontariato; persone di 3 anni e più che praticano sport in modo continuativo; persone di 14 anni e più molto soddisfatte, per l’anno scorso, del tempo libero; persone di 14 anni e più molto soddisfatte, per l’anno scorso, delle loro relazioni familiari; persone di 14 anni e più molto soddisfatte, per l’anno scorso, delle relazioni con amici. Se si considera il capitale sociale la classifica inversa segue il seguente ordine: Basilicata, Campania, Puglia, Sicilia, Calabria, Molise, Liguria, Abruzzo, Umbria. Un altro indicatore è la deprivazione acquisita “Gli indici di deprivazione sono strumenti utili anche a fornire una misurazione del fabbisogno di un determinato ambito territoriale/regionale, indicando uno stato di svantaggio in relazione alle condizioni di vita della comunità, alle quali un individuo, una famiglia o un gruppo appartengono. Sintetizzando le caratteristiche socio-economiche a livello regionale, gli indici di deprivazione rilevano lo “svantaggio” inteso nelle sue diverse dimensioni, su base aggregata. Tali misure inoltre, esprimono e rispecchiano le condizioni di vita, seppure approssimativamente, sia in termini di disagio economico-materiale, sia in termini di svantaggio culturale, sociale e di classe. Evidentemente nella deprivazione possono rientrare elementi di carenza del capitale umano e sociale: nel presente contributo si è, quindi, circoscritto il concetto (per evitare sovrapposizioni con gli indicatori di capitale umano e sociale sopra descritti) alla deprivazione materiale “acquisita”, utilizzando i seguenti indicatori: tasso di disoccupazione (15 anni e più); licenza elementare, nessun titolo di studio; indice di dipendenza degli anziani; nuclei familiari ; monogenitori; indice di affollamento medio nelle abitazioni; tasso di disabilità 6 anni e più; incidenza delle famiglie povere.” Per la deprivazione acquisita: Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Sardegna, Basilicata, Lazio, Molise, Abruzzo. Il rapporto inoltre prende in considerazione il finanziamento del SSN e rileva che “i risultati di esercizio pro-capite cumulati negli ultimi due quinquenni, nel periodo 2006-2010 a livello nazionale si registra una diminuzione: € 271 di disavanzo pro-capite, contro gli € 340 del quinquennio 2001-2005”. Anche il Sud e le Isole, complessivamente assunte, migliorano il risultato pro-capite, da € -461 a € -383 ma peggiorano la Puglia (da € -95 a € -306), Basilicata (da € - 138 a € -202) e Molise (da € - 625 a € -924). Il rapporto precisa a questo riguardo “Al 2010 sono dieci le Regioni che hanno sottoscritto un piano di rientro dal disavanzo: nel 2007 lo hanno stipulato Lazio, Abruzzo, Liguria (che nel 2010 è riuscita a chiuderlo, accedendo così a finanziamenti aggiuntivi), Campania, Molise, Sicilia e Sardegna; nel 2009 si è aggiunta la Calabria e nel 2010 il Piemonte e la Puglia. Considerando la sola gestione ordinaria, nel 2010 queste Regioni sono tra quelle che hanno maggiormente ridotto il proprio disavanzo rispetto all’anno precedente, anche se è aumentata la concentrazione: le Regioni in Piano di rientro nel 2010 hanno accumulato oltre il 93% del disavanzo totale, calcolato senza tener conto delle Regioni in avanzo (tra cui la Calabria, purdovendo precisare che ci sono ancora delle verifiche in corso sui conti). Se si considerano solo le 5 Regioni con maggior disavanzo nel 2010 (Lazio, Campania, Puglia, Sardegna e Liguria), in esse si concentra l’85% della perdita di esercizio nazionale. Se si considera anche la gestione straordinaria, la percentuale sale all’89%.” Nel 2010 i conti delle regioni in ‘piano di rientro’ peggiorano, rispetto al 2009, in Puglia del 9.1%, in Basilicata del 6.2%, in Sardegna del 2.5%. Circa l’impoverimento nel 2009, le regioni che figurano in ordine decrescente sono Calabria, Basilicata, Sicilia, Sardegna, Puglia. Nel 2007 le ragioni con minore indice di soddisfazione della popolazione per il proprio SSR sono dall’ultima in classifica a salire Puglia, Sicilia, Campania, Sardegna, Molise, Calabria, Lazio. Tenendo conto della spesa pubblica pro-capite il rapporto osserva “Le Regioni in cui la spesa appare meno giustificata in termini di soddisfazione dei cittadini sono il Molise, il Lazio e la Puglia; viceversa la spesa appare particolarmente “value for money” in Veneto, in Umbria e nelle Marche” Il quadro che emerge è quello di un Paese nettamente diviso in due, con gravi ritardi nel Sud difficilmente imputabili alle minori risorse assegnate dal momento, come si ebbe a dire in un’analisi recente (http://salutepubblica.net/news/86-dieci-anni-di-sanita-in-puglia-alcuni-dati.html), le risorse al Sud sono in proporzione superiori al PIL prodott. Appare anche preoccupante il dato secondo cui la spesa pro-capite al Sud non si traduce in un gradimento dei cittadini verso il SSR. Se un limite si può riconoscere all’analisi, è quello della valutazione delle performance di bilancio come indicatore principale anche se il rapporto prende in considerazione altri parametri non solo economici. Il Sud sembra indietro non solo nella gestione dei conti ma anche nel gradimento del SSR, nella formazione e informazione della popolazione, nella qualità delle sue relazioni e nel grado di impoverimento. Mancano indicatori di salute più specifici ma il quadro socio-economico che se ricava non è comunque confortante.