domenica 25 ottobre 2009

I SOLDI DEL CARBONE AI CITTADINI: SAVONA CHIAMA BRINDISI E CIVITAVECCHIA


Alle 21 di venerdì 23 ottobre il teatro Chiabrera di Savona, inaugurato nel 1853, è quasi pieno in ogno ordine di posti. A convocare la cittadinanza è un'associazione ONLUS (unitiperlasalute di Vado Ligure, vedi il suo blog) senza appartenenze politiche. Oltre me c'è il dott. Ghirga, pediatra di Civitavecchia, ed il dott. Trucco, presidente dell'Ordine dei Medici di Savona.
Comincio io con lo studio di mortalità dello spagnolo Garcia-Perez che dimostra come intorno alle centrali a carbone si muore di più di tumori al polmone, al laringe ed alla vescica. Continuo con lo studio del californiano William Grant sull'aumento di decessi del 6% intorno alle fonti di inquinamento. Poi illustro gli studi con gli effetti sui neonati da madri esposte all'inquinamento da carbone nei primi due mesi di gestazione: basso peso alla nascita, minore lunghezza. E ancora con gli studi sul sangue del cordone ombelicale dei neonati intorno alle centrali al carbone, con una elevata quantità di addotti DNA-IPA (Idrocarburi policiclici aromatici cioè cancerogeni) presagio di maggior rischio di tumori nell'età adulta. Lo studio dei ricercatori brindisini del CNR sull'aumento di decessi e ricoveri per malattie cardiorespiratorie nei giorni seguenti l'innalzamento degli inquinanti nell'aria. Poi parlo del mercurio che viene fuori dalle centrali a carbone. Illustro gli studi in Serbia sulla radioattività intorno alle centrali. I 700 presenti seguono come se stessero a vedere il film dell'anno.

Poi parla Ghirga con gli studi sui ritardi nello sviluppo del sistema respiratorio dei bambini in aree inquinate. Spiega che il 50% dell'inquinamento dipende dalle emissioni industriali. Chiarisce come mai i valori dichiarati nel registro INES dalle industrie non corrispondono ai volumi di combustibile bruciati e di acqua emessa da loro stessi dichiarati. Come si perda un punto di Quoziente Intellettivo nei bambini in aree inquinate. Utilizzando un modello proposto dalla Comunità Europea, calcola il valore dei danni provenienti ad un territorio che ospita una centrale a carbone. Per 20 anni di esercizio ci sono danni per 200 milioni per i decessi e di 10o milioni per le malattie. Infine la proposta. Più malattie significa più bisogno di cure. Con i tempi di attesa del SSN si rischia di non curarsi. I soldi dei gestori non agli Enti locali ma ai singoli cittadini per fare un'assicurazione di malattia. La California non costruisce più centrali a carbone e non compra energia elettrica da centrali a carbone

E' la volta del Presidente dell'Ordine dei Medici che non si spiega come sia possibile assumere decisioni su impianti così impattanti sulla salute pubblica senza sentire i medici.

Uniti per la salute sostiene che 1,5 milioni di tonnellate di carbone bastano a fare una strada che va e torna da Vado Ligure a Liverpool. Mi chiedo dove si andrebbe con i nostri 8 milioni. Non esiste al mondo una concentrazione di quasi 5000 MW come quella di Brindisi.

Forse è tempo di mettere in chiaro molte questioni, altro che convenzioni. Mi dico tornando a Brindisi dall'assemblea di Savona.

domenica 11 ottobre 2009

BRUCIARE FA SEMPRE MALE



I brindisini se ne saranno sicuramente accorti che in questi giorni di assenza di vento l’aria in città era irrespirabile. Giungendo a Brindisi da qualsiasi direzione si notava una cappa grigiastra sulla città ed i focolai di combustione, quelli industriali e quelli agricoli, emettevano colonne di fumo che ristagnavano nella parte bassa dell’atmosfera. Fortunatamente gli impianti di riscaldamento ed i caminetti non erano ancora accesi e la centrale a carbone di Brindisi Nord era ferma. Storicamente la combustione del carbone è stata associata a sintomi respiratori e mortalità in relazione a brevi periodi di elevate emissioni. Il più famoso di questi episodi accadde a Londra nel 1952 quando, per il verificarsi di un fenomeno climatico noto come inversione termica, si registrò un sorprendente aumento dei decessi. Nell’inversione termica accade che l’aria degli strati inferiori dell’atmosfera, la quale normalmente dal suolo sale verso l’alto per effetto del suo riscaldamento a terra, rimane invece al suolo. Viene così impedito ogni rimescolamento verticale e le polveri sottili e gli inquinanti persistono vicino al terreno. A Londra il fenomeno fu attribuito alla persistenza a terra degli inquinanti prodotti dalla combustione di carbone. Molti altri episodi simili sono descritti nella storia come a Meuse Valley in Belgio nel 1930, a Donora in Pennsylvaniain e negli anni ’70 e ’80 a Philadelphia, Steubenville, Santa Clara, St. Louis, Utah valley, Detroit, eastern Tennessee. Per verificare se questa associazione tra aumento del particolato in aria ed i decessi non fosse casuale, Joel Schwartz , Professore all’Harvard University di Boston, ha esaminato a Philadelfia i decessi dei giorni con massimo inquinamento con quelli avvenuti nei giorni in cui si è registrato il minimo inquinamento. Nei giorni con elevata concentrazione di particolato il rischio di morte per la popolazione esposta aumentava dell’8%. I decessi per broncopatie croniche aumentavano del 25% e quelle per polmonite del 13%. In aumento anche i decessi per infarto miocardico ed ictus. In giornate come queste è meglio chiudersi in casa o allontanarsi dai centri urbani, soprattutto per cardiopatici e broncopneumopatici. Tutti i processi di combustione contribuiscono ad aumentare il rischio di decesso a breve termine. Ovviamente anche il traffico urbano, i termovalorizzatori e le cantrali a biomasse. La quantità di sostanze pericolose a breve e a lungo termine che fuoriescono dai processi di combustione è notevole ed è molto difficile testare singolarmente ogni agente inquinante. Per fare ciò, i tossicologi, gli esperti che si occupano degli effetti sull’uomo delle sostanze chimiche, mettono a contatto con cavie misture estratte dalle diverse emissioni. Oppure, dosano nel sangue, nelle urine e nei tessuti delle persone esposte, sostanze che esprimono il passaggio dell’inquinante nell’organismo umano. Un po’ come è avvenuto per la diossina a Taranto, che oltre ad essere trovata in eccesso nel formaggio prodotto col latte degli ovini pascolati nei pressi dell’acciaieria, è stata rinvenuta in elevate quantità anche nell’uomo. Nel caso di Brindisi sarebbe possibile testare la presenza nell’organismo umano di idrocarburi policiclici aromatici e loro derivati nonchè di altre sostanze “spia” del contatto con inquinanti, confrontandola con i valori di esposizione agli stessi. Dopo lo studio di Maria Serinelli ed Emilio Gianicolo, ricercatori del CNR, sui decessi a Brindisi in rapporto ai valori giornalieri degli inquinanti, quello della ricerca di questi ultimi nell’organismo delle persone più vicine alle fonti di inquinamento è il passo successivo assolutamente necessario. Recentemente la Regione Puglia ha finanziato un progetto triennale, promosso dall’Ares e dalla ASL di Brindisi, destinato alla realizzazione di studi mirati a valutare il rischio correlato all’esposizione di inquinanti ambientali nella provincia di Brindisi in relazione a presenze industriali ad alto rischio di inquinamento. Ma oltre le ricerche e gli studi sarebbe necessario mettersi intorno ad un tavolo per un programma di realistica riduzione delle emissioni da combustione, da qualunque fonte provengano. Sarebbe un’azione politica ad elevato impatto sanitario.