lunedì 16 aprile 2012

QUANDO VENDOLA ISTRUIVA I DIRETTORI GENERALI SUI CONCORSI PUBBLICI


La primavera pugliese era appena sbocciata ed ai nuovi direttori generali nominati a settembre 2005, oltre i consueti obiettivi fu indirizzata una lettera del Presidente Vendola riguardante proprio i concorsi nelle ASL con cui disponeva , tra l'altro, che "le assunzioni e le procedure concorsuali devono attenersi a principi di trasparenza assoluta. Tutti gli aventi diritto devono avere la possibilità di partecipare; si devono attivare tutti gli strumenti affinché ognuno sia informato, possa accedere a qualsivoglia informazione necessaria, sia messo in grado di giudicare e valutare i tempi e gli esiti concorsuali." Inoltre i direttori, secondo il Presidente, dovevano essere "rigorosi e fermi nell’indizione e nello svolgimento, in tutte le loro fasi, dei bandi di gara e degli appalti che devono corrispondere al rispetto delle regole e all’interesse della amministrazione e della collettività." Tascrissi queste note su alcune diapositive e le mostrai in uno dei primi ed affollati collegi di direzione. Furono accolte da un silenzio glaciale che mi parve contenere sentimenti di timore, auspicio, scetticismo, tutti insieme.
Le cose sono andate come sappiamo, cioè come sempre, purtroppo e questa notizia della chiusura delle indagini proprio per un concorso pubblico ci confermano, qualunque sia l'esito giudiziario, che la strada della separazione degli interessi elettorali dagli interessi pubblici è ancora lunga ed in salita.
Il governo delle strutture sanitarie va lasciato ai sanitari, i criteri per le assunzioni devono essere oggettivi. Non ci vorrebbe niente , se si volesse fare davvero, a costituire una graduatoria nazionale, o almeno regionale, con punteggi da attribuire in modo inequivocabile alle varie voci di una carriera medica e da quella attingere secondo le necessità. Il mondo della scuola può assurgere ad esempio. Perchè non dovrebbe funzionare anche in sanità? Se davvero si volessero riportare in Italia "cervelli fuggiti", come Vendola diceva di voler fare qualche anno fa con un primariato all'Ospedale Miulli, sarebbe bastata una legge ad hoc, in parte già esistente, che prevedesse, in presenza di requisiti oggettivi di altissimo livello, l'assunzione diretta per 5 anni a tempo determinato in una posizione apicale. Un luminare vero non ha certo paura di un contratto a tempo determinato!
Vendola non è un semplice cittadino, è nella condizione di proporre e far approvare norme che cambino radicalmente il mondo della sanità. Una legge per abolire la libera professione nelle strutture pubbliche o, quanto meno, per mettere in fila, nella stessa lista, paganti e non paganti, come hanno fatto in Toscana. Una legge per rendere meno discrezionale lo svolgimento dei concorsi, con punteggi certi e verificabili.
E' davvero triste che un politico si interessi di questioni di cui non ha competenza, ma è molto più triste che molti medici non partecipino più alle selezioni per primario "perchè tanto si sa come funziona". Ed ancor più triste che i cittadini accettino supinamente la "tassa di accesso" della libera professione "perchè non c'è altro modo per farsi ricoverare".
Non si deve disarmare, la strada è lunga ed in salita ma la meta di una società più giusta esiste ed è raggiungibile. Necessita una rivolta dei cittadini consapevoli.

domenica 1 aprile 2012

UN'INDUSTRIA DIVERSA

L'industria pesante, quella dei grandi impianti, è all'attacco. Identificato negli ambientalisti il "capro espiatorio" degli effetti "collaterali" prodotti dalla sua ultradecennale presenza a Brindisi, sia sul piano ambientale che occupazionale, nonchè degli insuccessi della sua strategia di espansione (rigassificatore), preoccupata di assicurarsi un esito non ostile dalla prossima tornata elettorale, mette in pista i suoi opinion leaders per consolidare nell'opinione pubblica l'idea della ineluttabilità della sua presenza.
Lo fa attaccando alcune voci indipendenti e controcorrente che sollevano critiche verso il modello industriale realizzato in questa area, alle quali non chiede una dimostrazione scientifica di questa contrarietà, ma una legittimazione elettorale. Qualche suo alfiere paventa un inesistente diritto di veto delle voci critiche disconoscendo il portato democratico delle libere associazioni di cittadini. Non importa che aria, suoli, sottosuoli e corpi siano intrisi di veleni, sia il popolo a dire chi ha ragione. A questo pressante richiamo ad un fair play democratico corrisponde però una sua pratica di presenza nelle istituzioni che non calca gli stessi percorsi elettorali e che è fatta essenzialmente di una attività di "lobbing". Vestendo per un attimo la maschera della democrazia, chiede agli altri comportamenti che non appartengono alla sua prassi oltre che forse alla sua cultura.
Non solo, ma richiama gli avversari al dovere di misurarsi sui temi della crescita e del lavoro chiedendo conto dei risultati dell'invocato nuovo modello di sviluppo ma tacendo i risultati del modello vigente: 20.000 disoccupati, 5000 residenti in meno in 20 anni, emigrazione giovanile e lavorativa, danni ambientali in perenne attesa di riparazione sia pure con soldi pubblici nonchè perdita di salute e di aspettativa di vita in alcuni settori della comunità, soprattutto tra i lavoratori.
Tutto ciò a fronte di un divario estremo tra utili degli azionisti e reddito da lavoro prodotto.
Ma il fronte industriale non è uniforme come si vorrebbe far credere. Non ha ricevuto in questi giorni dalla informazione locale la dovuta attenzione una notizia ampiamente ripresa invece da quella nazionale ed in particolare da IlSole24ore: "Materiali leggeri e riciclabili per nuove generazioni di serbatoi per il contenimento di olio destinati a motori per elicotteri. Serbatoi non più in metallo, ma in materiale plastico rinforzato, più leggero e riciclabile." Vincitrice del bando europeo la Telcom di Ostuni capofila di una cordata internazionale con all'interno anche il consorzio pubblico-privato Cetma con sede alla Cittadella della Ricerca.
Il modello dell'industria pesante non è quindi nè unico nè ineluttabile come si vorrebbe far credere. Qualche anno fa i due modelli si confrontarono all'interno di Confindustria ma vinse l'industria pesante che con più dipendenti dispone anche di più voti e di fatto sceglie il presidente. A chi critica gli effetti dell'industria pesante piace invece quest'altra industria piena di conoscenza in evoluzione, meno colpita dalla globalizzazione, più versata all'innovazione. Il nuovo modello economico non è anti-industriale come si vorrebbe capziosamente far credere ma contiene una industria diversa da quella che ha largamente monopolizzato l'area brindisina tanto da oscurare, con varie responsabilità, gli importanti risultati della prima.