sabato 12 marzo 2011

PER UNA TOTALE RIFORMA SANITARIA




Quando si parla di sanità è ormai inevitabile che si finisca per parlare di politica, di addossare responsabilità o meriti a questo o a quel partito, a questo o a quel governo nazionale o regionale. Un tale fenomeno non rappresenta una distorsione della verità ma è la conseguenza di un dato di fatto per cui anche semplici scelte organizzative vengono decise dalla politica quando questa è sollecitata da interessi particolari, quasi mai pubblici. Senza risolvere questo nodo, sarà difficile osservare nei prossimi anni una maggiore efficienza del sistema. Tutt'altro.

I possibili correttivi non riguardano le competenze regionali ma in generale la normativa nazionale.

In primo luogo sarebbe necessario riaffidare la gestione delle strutture alle professioni sanitarie. Come nella scuola, nella giustizia, nell'università il management sanitario dovrebbe essere eletto dagli operatori. I direttori generali (degli ospedali e dei distretti separatamente) così nominati dovrebbero essere affiancati da consigli di amministrazione, anche essi elettivi. Il governo regionale dovrebbe produrre le norme regolatrici e basta.

Una ulteriore riforma dovrebbe riguardare il finanziamento del sistema. Non più una quota capitaria alla unità territoriale, la ASL attuale su base provinciale, ma un budget per la diagnosi e la cura territoriale (diagnostica ambulatoriale, farmaci ecc) da affidare alle famiglie che possono spenderlo dove credono, ed una remunerazione degli ospedali a ricovero su base centrale. Le regioni garantirebbero quindi l'emergenza, la prevenzione e gli eventi sanitari più gravi che richiedono ricovero ed interventi chirurgici.

Declinicizzare gli ospedali e ritornare agli ospedali di insegnamento. I medici tornerebbero cioè formarsi, come era prima della riforma Gentile, negli ospedali sotto la guida di medici qualificati, quelli che prima si chiamavano Liberi Docenti. Ciò permetterebbe di coniugare negli ospedali ricerca ed assistenza con grande vantaggio per entrambe.

In poche parole, fuori la politica dalla gestione, sopravvivi come struttura se lavori ed attrai pazienti, attrai pazienti se studi e sei qualificato.

Purtroppo quando si è costretti a dire alcune ovvietà, vuol dire che si è toccato il fondo.





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