sabato 14 giugno 2014

IL PANE E LA MORTE

"Il Pane e la Morte.  Lo scambio salute-lavoro nel polo industriale brindisino" di Renato Curcio, Sensibili alle foglie, 2014


Il polo industriale di Brindisi, nato all'inizio degli anni '60, è stato considerato per molto tempo la "madre nutrice" delle popolazioni del Salento e non solo. Nella città adriatica  accorsero maestranze anche da altre parti della Puglia e persino dalla Calabria. Attratta dal minore costo del lavoro grazie alle gabbie salariali, l'industria di Stato si installò al Sud. Successivamente gli operai ottennero l'equiparazione dei loro salari a quelli delle industrie del Nord. Presto, già alla fine della sua costruzione, si incominciò a fare esperienza della disoccupazione dopo aver occupato fino a 10.000 unità. La malattia e la morte  già sporadicamente segnalate negli anni '70, fecero irruzione tra gli operai con le denunce di Luigi Caretto negli anni '90 e con il procedimento giudiziario poi archiviato nel 2008.
La vicenda industriale brindisina è stata oggetto di studi prevalentemente di parte aziendale e di rapporti di ricercatori indipendenti o consulenti giudiziari  raramente approdati alla pubblicazione. A parte il lavoro scientifico commissionato dai sindacati chimici agli inizi degli anni '90 sui lavoratori del CVM e mai aggiornato nonostante lo stillicidio di malattie e di morti sia continuato.
La letteratura ed il teatro si sono già  occupati del petrolchimico di Brindisi, ma adesso è divenuto disponibili il risultato di un approccio conoscitivo differente, quello della socioanalisi narrativa, potremmo dire non un lavoro su Brindisi ma un lavoro "da" Brindisi. "Il Pane e la Morte. Lo scambio salute-lavoro nel polo industriale brindisino" è l'ultimo libro dell'editrice "Sensibili alle foglie" che ha per autore il suo fondatore, Renato Curcio. Ricercatore sociale da ormai 20 venti anni, Curcio riporta nel libro il risultato di un "cantiere socio-analitico" che a Brindisi si è svolto nel 2013 e che ha riunito "l’operaio del Petrolchimico colpito da un tumore, il medico oncologo, il lavoratore degli appalti, il familiare di una vittima, l’avvocato, il cittadino impegnato in comitati per la difesa dell’ambiente, l’epidemiologo, l’ambientalista", sensibilità, storie di vita e saperi che nel corso degli incontri  hanno avuto la possibilità di esprimersi, cooperare e confrontarsi. Ne è risultato uno spaccato della sofferenza patita dentro e fuori le fabbriche, i "dispositivi" di comando e di ricatto a cui si sottostà, quel che succede quando ci si ribella, le paure passate e presenti. Sullo sfondo una storia documentata delle produzioni, degli inquinamenti, delle omissioni e delle compiacenze istituzionali che fanno da cornice ai racconti crudi degli incidenti, dei ricatti, dei modi per esorcizzare la malattia.
Il libro dedica una prima parte alle modalità in cui si realizza lo scambio salute-lavoro, i meccanismi di isolamento e la discriminazione di chi non accetta il pericolo, la dissuasione dalla denuncia, la promessa di piccoli privilegi per chi non si fa tentare.
Curcio narra poi eventi che dimostrano come le nocività dalle fabbriche si spandono al di fuori di esse, nel territorio anche lontano dagli impianti soprattutto attraverso lo smaltimento  illegale dei rifiuti. Qualcuno comincia a prendere coscienza e nasce il "Movimento Vittime del Petrolchmico" che pone il problema alla città ed alle istituzioni ma prima di tutto rompe il silenzio e non accetta più i ricatti. La malattia conferisce la forza per prendere coscienza del danno subito e per denunciare e chiedere ristoro. Ma la malattia al Sud non è uguale a quella del Nord: per curarsi spesso si preferisce emigrare, un po' per vergogna un po' per necessità visto che le strutture sanitarie non sono sempre all'avanguardia e l'ingresso è difficile.
Emergono anche i problemi legati alla ricerca scientifica sulle malattie del territorio, alla chiusura delle istituzioni sanitarie nel fornire i dati e la loro analisi, al ruolo della scienza e degli scienziati in tribunale, la supplenza della magistratura, il ruolo delle istituzioni sanitarie e ambientali. Il tutto passando dalla narrazione al contesto generale. Infine la descrione dei dispositivi trasversali messi in atto per non fare emergere la realtà alla coscienza delle popolazioni: stendere una coltre di silenzio, fingere di non sapere, spostare l’attenzione e seminare incertezza.
Un libro che arriva a Brindisi mentre si celebra un processo per imbrattamento da polvere di carbone sulle colture e nelle case dei contadini, mentre le popolazioni più vicine all'area industriale hanno rotto il silenzio  denunciando le loro malattie ed i loro morti per i quali esigono una spiegazione, dopo che sono emersi effetti sanitari avversi da inquinanti industriali sulla cittadinanza  - come i ricoveri ospedalieri e le malformazioni neonatali - grazie al lavoro impervio di ricercatori pubblici indipendenti. Un libro che aiuterà si spera, con tutto il resto, a capire che il conflitto lavoro-salute non è una fatalità ma una scelta, imposta e subita, che può essere modificata.


Nessun commento:

Posta un commento