Il polo industriale di Brindisi, nato all'inizio degli anni
'60, è stato considerato per molto tempo la "madre nutrice" delle
popolazioni del Salento e non solo. Nella città adriatica accorsero maestranze anche da altre
parti della Puglia e persino dalla Calabria. Attratta dal minore costo del
lavoro grazie alle gabbie salariali, l'industria di Stato si installò al Sud.
Successivamente gli operai ottennero l'equiparazione dei loro salari a quelli
delle industrie del Nord. Presto, già alla fine della sua costruzione, si
incominciò a fare esperienza della disoccupazione dopo aver occupato fino a
10.000 unità. La malattia e la morte
già sporadicamente segnalate negli anni '70, fecero irruzione tra gli
operai con le denunce di Luigi Caretto negli anni '90 e con il procedimento
giudiziario poi archiviato nel 2008.
La vicenda industriale brindisina è stata oggetto di studi prevalentemente
di parte aziendale e di rapporti di ricercatori indipendenti o consulenti
giudiziari raramente approdati
alla pubblicazione. A parte il lavoro scientifico commissionato dai sindacati
chimici agli inizi degli anni '90 sui lavoratori del CVM e mai aggiornato
nonostante lo stillicidio di malattie e di morti sia continuato.
La letteratura ed il teatro si sono già occupati del petrolchimico di Brindisi,
ma adesso è divenuto disponibili il risultato di un approccio conoscitivo
differente, quello della socioanalisi narrativa, potremmo dire non un lavoro su
Brindisi ma un lavoro "da" Brindisi. "Il Pane e la Morte. Lo
scambio salute-lavoro nel polo industriale brindisino" è l'ultimo libro dell'editrice "Sensibili alle
foglie" che ha per autore il suo fondatore, Renato Curcio. Ricercatore
sociale da ormai 20 venti anni, Curcio riporta nel libro il risultato di un
"cantiere socio-analitico" che a Brindisi si è svolto nel 2013 e che
ha riunito "l’operaio del Petrolchimico colpito da un tumore, il medico oncologo,
il lavoratore degli appalti, il familiare di una vittima, l’avvocato, il
cittadino impegnato in comitati per la difesa dell’ambiente, l’epidemiologo,
l’ambientalista", sensibilità, storie di vita e saperi che nel corso degli
incontri hanno avuto la
possibilità di esprimersi, cooperare e confrontarsi. Ne è risultato uno
spaccato della sofferenza patita dentro e fuori le fabbriche, i
"dispositivi" di comando e di ricatto a cui si sottostà, quel che
succede quando ci si ribella, le paure passate e presenti. Sullo sfondo una
storia documentata delle produzioni, degli inquinamenti, delle omissioni e
delle compiacenze istituzionali che fanno da cornice ai racconti crudi degli
incidenti, dei ricatti, dei modi per esorcizzare la malattia.
Il libro dedica una prima parte alle modalità in cui si
realizza lo scambio salute-lavoro, i meccanismi di isolamento e la
discriminazione di chi non accetta il pericolo, la dissuasione dalla denuncia,
la promessa di piccoli privilegi per chi non si fa tentare.
Curcio narra poi eventi che dimostrano come le nocività
dalle fabbriche si spandono al di fuori di esse, nel territorio anche lontano
dagli impianti soprattutto attraverso lo smaltimento illegale dei rifiuti. Qualcuno comincia a prendere coscienza
e nasce il "Movimento Vittime del Petrolchmico" che pone il problema
alla città ed alle istituzioni ma prima di tutto rompe il silenzio e non
accetta più i ricatti. La malattia conferisce la forza per prendere coscienza
del danno subito e per denunciare e chiedere ristoro. Ma la malattia al Sud non
è uguale a quella del Nord: per curarsi spesso si preferisce emigrare, un po'
per vergogna un po' per necessità visto che le strutture sanitarie non sono
sempre all'avanguardia e l'ingresso è difficile.
Emergono anche i problemi legati alla ricerca scientifica
sulle malattie del territorio, alla chiusura delle istituzioni sanitarie nel
fornire i dati e la loro analisi, al ruolo della scienza e degli scienziati in
tribunale, la supplenza della magistratura, il ruolo delle istituzioni
sanitarie e ambientali. Il tutto passando dalla narrazione al contesto
generale. Infine la descrione dei dispositivi trasversali messi in atto per non
fare emergere la realtà alla coscienza delle popolazioni: stendere una coltre
di silenzio, fingere di non sapere, spostare l’attenzione e seminare incertezza.
Un libro che arriva a Brindisi mentre si celebra un processo
per imbrattamento da polvere di carbone sulle colture e nelle case dei
contadini, mentre le popolazioni più vicine all'area industriale hanno rotto il
silenzio denunciando le loro
malattie ed i loro morti per i quali esigono una spiegazione, dopo che sono
emersi effetti sanitari avversi da inquinanti industriali sulla cittadinanza - come i ricoveri ospedalieri e le
malformazioni neonatali - grazie al lavoro impervio di ricercatori pubblici
indipendenti. Un libro che aiuterà si spera, con tutto il resto, a capire che
il conflitto lavoro-salute non è una fatalità ma una scelta, imposta e subita,
che può essere modificata.
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