martedì 13 luglio 2010

IL BRUTTO ANATROCCOLO, IL CIGNO ED IL SUO CANTO





Qualche giorno fa Enel e Confindustria Brindisi hanno esultato per alcune dichiarazioni diffuse dal Dipartimento Ambiente della Unione Regionale delle Province Pugliesi contenute in un verbale di incontro svoltosi a Brindisi il 21 giugno scorso. Non dunque un documento ufficiale dell'Arpa ma il resoconto di un'audizione di dirigenti dell'Agenzia. Nell'incontro tema di discussione erano “le emissioni di anidride carbonica, polveri sottili e del conseguente impatto ambientale della Centrale Federico II”. Nel verbale, che il Presidente dell'UPI, Prof Schittulli, mi ha subito messo gentilmente a disposizione, si legge che “a quanto pare esiste su tutto il territorio Brindisino, in particolar modo nel suo distretto industriale, una capillare rete di centraline per l’esattezza ventotto, la stragrande maggioranza gestite interamente dall’ ARPA solo il 30% gestite da aziende private cinque delle quali dall’ ENEL. Le parole della Dirigente (dell'ARPA, dott.ssa D'agnano) sono sin dall’inizio confortanti e rassicuranti in quanto si apprende che nessuna di queste supera la soglia limite di rilevamento soprattutto nei pressi della Centrale Termoelettrica a carbone ENEL “Federico II”. Il verbale prosegue: “emerge un aspetto inquietante per quanto concerne l’inquinamento del sottosuolo, nello specifico la dott.ssa D’agnano si riferisce alle falde acquifere per il 90% inquinate non certo a causa delle sostanze di lavorazione dell’ ENEL bensì per infiltrazioni di sostanze di scarti di lavorazione delle aziende petrolchimiche e soprattutto farmaceutiche”.
Se questa audizione tranquillizza Enel, perché Confindustria non si preoccupa dell’inquinamento delle falde? È forse meno pericoloso per l’uomo?
Inoltre mi domando in che misura sulla base di queste notizie possiamo stare tutti più tranquilli. Intanto si deve precisare che le centraline misurano solo alcuni degli inquinanti che la combustione del carbone produce. Non misurano mercurio, arsenico, piombo, nichel, diossine, policlorobifenili (pcb), idrocarburi policiclici aromatici (ipa), sostanze radioattive come il polonio. Di tutte queste sostanze sappiamo ancora molto poco a Brindisi, mentre sappiamo molto da studi condotti in altre nazioni anche circa i loro effetti negativi sulle popolazioni residenti nei pressi delle centrali a carbone.
Bisogna studiare e ricercare di più. Mi sono esercitato in un problema di aritmetica ma non so se l’ho svolto bene. È un problema sul mercurio. Su 8 milioni di tonnellate di carbone transitate annualmente nel nostro porto, assumendo che in ogni kg di carbone ci possono essere mediamente 0,3 mg di Mercurio (ma anche di più o di meno, ma questo dovrebbe essere stabilito con apposite analisi), nelle centrali brindisine sono entrate annualmente 2400 tonnellate di mercurio. Nelle autodichiarazioni aziendali si legge che per il 2005, in aria sono stati emessi 50 kg di mercurio e 2,7 Kg in acqua. Cioè appena il 2 per mille del mercurio presente nel carbone. Un vero successo della captazione o una mia grave carenza in matematica?

Noi siamo contenti che l'ARPA controlli oggi più di ieri e siamo fiduciosi che controllerà sempre meglio, perché gli inquinanti da controllare sono ancora tanti, molti di più di quelli di cui si è interessata la commissione ambiente dell'Unione Regionale delle Province il 21 giugno scorso a Brindisi.

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