Bobo Aprile e diciassette disoccupati sono stati arrestati cautelativamente per reati compiuti durante alcune proteste per la mancata assunzione di manodopera locale da parte dell’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti a Brindisi, la quale si apprestava ad assumere personale della provincia limitrofa di Lecce. Dopo una settimana lo stesso magistrato che aveva ratificato gli arresti domiciliari chiesti dalla Procura della Repubblica su denuncia della Digos, e non il Tribunale del Riesame, ha rimesso in libertà i diciotto.
In questa settimana sono state decine e decine le prese di posizione di associazioni, sindacati e persino del prudentissimo Arcivescovo che si dicevano sorprese dal fatto che una protesta sindacale potesse essersi tramutata in atti criminosi. Una parte della società brindisina ha in sostanza detto che Bobo ed i suoi compagni non erano avvertiti come un pericolo. E questo sicuramente ha avuto il suo bel peso morale sulla successiva scarcerazione.
In una città martoriata dalla disoccupazione e dalla emigrazione lavorativa, giovanile ed anche sanitaria, colpire con l’arresto disoccupati che chiedono lavoro non è stato tollerato da una parte non piccola della stessa.
Certo, molti benpensanti avranno gioito. Il tintinnio di manette fa piacere a quanti non vogliono fastidi. “Cosa vogliono questi disoccupati, protestano anche? Si arrangino, si adeguino al lavoro nero, non alzino la testa, gentaglia!”
Francamente mi sarei aspettato qualcosa di più dai sindacati, per la verità tutti intervenuti ad esprimere preoccupazione per la scontata interpretazione repressiva nei riguardi della protesta sociale, sempre più frequente, spontanea e disperata in questi ultimi tempi in cui il capitalismo non riesce a garantire le promesse di falso benessere per tutti, garantite per anni attraverso la spesa sociale. Mi sarei aspettato un’ora di sciopero in tutti i settori. Ma forse è troppa speranza o troppo poca repressione ancora. Vedremo fino a che punto si arriverà.
Certo i disoccupati ci sono sempre stati e sono serviti a certa politica per costruire la sua fortuna attraverso il clientelismo e l’asservimento. Questa è la maggiore colpa di Bobo, quella di far prendere coscienza che il lavoro è un diritto che non si scambia con la dignità. Far prendere coscienza è un’operazione pericolosa che viene fatta pagare duramente dai poteri forti. E Bobo a Brindisi ha fatto sempre questo: far prendere coscienza dei loro diritti a quelli che sono considerati “gentaglia”. Sempre dalla stessa parte, con visione lucida delle forze in campo. Chi da una parte approfitta della collettività per arricchirsi e chi dall’altra si accontenta delle briciole, finché ci sono state. Ma la partita sta diventando difficile ed i poteri forti che controllano la città nei centri di comando avvertano che la gente comune comincia a capire e a prendere coscienza che la torta va divisa equamente. Dal lavoro, all’ambiente, all’energia, alla salute non bastano più le kermesse degli scienziati a servizio dei potenti. Molti guadano la medicina, l’economia, la politica e la religione trasformate in spettacolo, applaudono anche ma restano perplessi, vedono i profitti ed i privilegi degli attori e dei loro amici e non credono più tanto alle loro parole ricercate che cercano di mantenere tutti buoni e zitti.
foto: studenti all'Università di Birzeit (Palestina)
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