sabato 9 gennaio 2010

LA DELICATEZZA DELLE IMMAGINI RADIOLOGICHE


Negli ultimi mesi sono stati pubblicati due importanti lavori scientifici che riguardano gli effetti sulla salute umana delle radiazioni ionizzanti per scopi medici.
Il primo, pubblicato sul New England Journal of Medicine, riguarda il crescente ricorso alle procedure radiologiche negli Stati Uniti. Gli Autori stimano che almeno 4 milioni di Americani di età inferiore ai 65 anni sono esposti a dosi elevate di radiazioni ogni anno per immagini mediche. Il 70%( 665.613) degli individui arruolati nello studio avevano eseguito almeno una procedura diagnostica con impiego di radiazioni ionizzanti. La dose media effettiva accumulata dalle procedure diagnostiche è stata di 2.4 mSv (+/-6mSv) per individuo per anno, equiparabile, per intendersi, a quelle ricevuta da ciascuno di noi dalla radiazione naturale che proviene dalla terra e dal cosmo. Quindi un raddoppio della dose alla quale siamo naturalmente esposti. Nell'editoriale dello stesso numero della rivista, a commento dello studio americano si evidenzia che “manca un alto livello di evidenza del beneficio di tante procedure diagnostiche mentre questa esposizione cumulativa a radiazioni può provocare danni, anche se non è possibile individuare gli effetti avversi nel singolo paziente che è stato esposto”. In altri termini sappiamo che aumentano complessivamente i tumori nelle persone esposte ma non possiamo dire se quel tumore in quell'individuo dipenda sicuramente dalla sua esposizione alle radiazioni. Quindi, usare le radiazioni mediche solo quando si è certi che sono utili per una diagnosi o per modificare una terapia e non quando non si sa che pesci prendere.
L'altro studio, pubblicato dall'American Journal of Radiology , è stato invece condotto da ricercatori della IAEA (International Atomic Energy Agency) ed ha riguardato 55 ospedali in 20 paesi, di cui 19 in via di sviluppo. Negli ultimi 3 anni nel 30% dei paesi studiati il carico di lavoro di procedure radiologiche interventistiche (cardiologiche e neurologiche) è aumentato del 100%. L'aumento è molto significativo anche per le procedure che riguardano i bambini. Come è noto, i bambini sono molto più sensibili agli effetti delle radiazioni degli adulti. La radioprotezione del personale risulta buona ma quella del paziente non altrettanto, con dosi che superano gli standard raccomandati. La dose che riceve un paziente per una procedura interventistica è superiore a quella degli esami radiologici tradizionali ed è comparabile a quella di un esame TAC con le moderne apparecchiature.
Negli USA si registra una notevole attenzione da parte dei governanti per questo problema. Fare l'esame giusto quando è necessario evitando esposizioni inutili che possono poi provocare gravi danni alla salute è diventato un obiettivo sociale di grande rilievo. L'associazione dei pediatri americani ha lanciato una campagna (www.imagegently.com) che si propone di “modificare la pratica medica aumentando la consapevolezza che si possono ridurre le dosi di radiazioni quando si acquisiscono immagini mediche nei bambini”. I governi richiedono alle case produttrici di macchine radiogene di ridurre le dosi al paziente e sono orientati a limitare il numero di esami radiologici annui erogabili dalle strutture sanitarie. La dose di radiazioni alla popolazione per scopi medici è aumentata di sei volte dagli anni '80 ad oggi. Ed in Italia?

Maurizio Portaluri.

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